Un
fabbro di Bitonto che aveva udito dei miracoli di San Nicola si fece fare
un’immagine del Santo che collocò nel luogo più fresco e più lindo della casa
e, ogni volta che partiva per ferrare cavalli nella campagna, gli poneva
davanti un uovo e una ciotola di olive, raccomandandogli caldamente di badare
ai suoi beni finché egli fosse stato assente.
Una
volta, però, rimase lontano dalla sua abitazione per tre giorni; ne
approfittarono i ladri, i quali spogliarono del tutto la casa, lasciando solo
la statua del Santo.
Quando
il fabbro tornò a casa, rimase impietrito e pianse, poi, tolta l’immagine dalla
nicchia, così le parlò: “Signor San Nicola, io ti ho messo in casa mia per
difendere i miei beni dai ladri; perché non l’hai fatto? Ora ti farò soffrire
crudeli tormenti e pagherai il fio; mi vendicherò del mio danno tormentandoti e
userò tutta la mia ira per fustigarti”. Poi prese la statua e la tormentò e la
colpì crudelmente.
Il
Santo, mentre soffriva questa pesante pena, apparve ai ladroni che stavano fuggendo
per il bosco con il loro bottino, e disse: “Perché devo essere così duramente
punito, e devo soffrire tanti tormenti per voi? Guardate il mio corpo com’è
lacerato, guardate il mio sangue come scorre! Andate, tornate, restituite
tutto, prima che la collera di Dio Onnipotente si scateni su di voi così che il
vostro crimine sarà universalmente conosciuto e sarete appesi per la gola”.
E
quelli risposero: “Chi sei tu, che parli così?” e lui: “Sono San Nicola,
servitore di Nostro Signore, che il fabbro ha colpito tanto crudamente per le
cose che voi avete rubato”.
Allora
i ladri ebbero paura, tornarono a casa del fabbro, videro cosa aveva fatto alla
statua, gli narrarono del miracolo e gli restituirono tutto.