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Home » Quando la genetica mette nero su bianco

Quando la genetica mette nero su bianco

Lucianna Calia by Lucianna Calia
18 Ottobre 2017
in CoScienza, Rubriche
Quando la genetica mette nero su bianco
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La maggior parte della gente associa l’Africa alla pelle scura. Ma i differenti gruppi in Africa hanno quasi tutti i colori della pelle presenti sul pianeta. Dal nero più scuro nel Dinka del Sudan alle gradazioni più chiare nel San del Sudafrica. I ricercatori hanno scoperto molte nuove varianti del gene responsabile di questa tavolozza di toni. Lo studio è stato pubblicato su Science, rintraccia l’evoluzione di questi geni e come hanno “viaggiato” per il mondo. Si è visto che la pelle scura di alcuni abitanti delle Isole del Pacifico, è simile a quella di alcuni africani; sorprendentemente, le varianti geniche responsabili della pelle chiara degli Europei, possono avere un’origine africana! I ricercatori sostengono che gli antenati australopiteci avevano la pelle chiara sotto i peli. Il genetista Tishkoff, Università della Pennsylvania, ha detto: “se radete uno scimpanzè, la pelle è chiara” e ancora “se avete i peli sul corpo, non avete bisogno della pelle scura per proteggervi dalla radiazione ultravioletta!” Col tempo, i nostri antenati hanno perso la peluria in eccesso, si è sviluppata la pelle scura per proteggersi dagli effetti dannosi delle radiazioni. Con le migrazioni dall’Africa, verso l’estremo Nord, gli uomini hanno sviluppato la pelle chiara come adattamento alla luce solare limitata. Il gruppo di TishKoff, però, ha rimarcato che  la storia dell’evoluzione del colore della pelle non si riduce al “Black and white”, infatti esiste una specie di scala di colori che vede le popolazioni nilo-sahariane dell’Africa orientale con la pelle più scura (quali il Mursi e il Surma), la pelle più chiara si distingue nel San dell’Africa del Sud, e poi esistono molte altre tonalità nel mezzo, come per gli etiopi. Sorprendente è il caso del gene SLC24A5 che si è diffuso in Europa, ma che è anche comune nell’Africa dell’Est; però, sebbene molti africani abbiano questo gene, non hanno la pelle bianca, probabilmente perché è appena uno dei parecchi geni che controllano il colore della pelle. “Molte altre varianti geniche che caratterizzano la pelle chiara degli europei, hanno origine in Africa” si è detto. Si è scoperto, inoltre, che alcune varianti sorte mezzo milione di anni fa,  responsabili della pelle più scura, sono state trovate in alcuni indiani e aborigeni australiani. Pare che questi uomini abbiano ereditato le varianti da antenati migranti che sono partiti dall’Africa e si siano diretti verso sud, lungo le coste della Melanesia, Australia e India. Praticamente per i biologi il colore della pelle non è un buon carattere rappresentativo della nostra storia evolutiva. La maggiore diversità, la maggior parte della variabilità genetica e non solo (pure quella linguistica: l’Africa custodisce la maggior parte degli idiomi, delle lingue e dei suoni) è lì, nella nostra popolazione d’origine africana. Sembra assurdo per orecchie affamate di storia, che ha messo “bianco su nero”, ma un uomo bianco ed uno nero sono geneticamente più simili di due bianchi messi a confronto.  Per quanto ne sappiamo, Homo Sapiens, 250000 anni fa è apparso in Africa, era “nero” e certamente lo è stato per almeno metà della sua storia evolutiva. Intrappolati nella pseudocultura del web, è facile provare che la parola “evoluzione” nella categoria immagini, viene declinata con ominidi messi in fila (riprendono l’icona di Zallinger, nel volume “Early Human” commissionato dal Time); insospettabile è la diffusione di un messaggio che probabilmente poco si accosta all’evoluzione: non si parte da qualcosa di brutto e peloso per arrivare a un maschio bello e bianco. Il processo evolutivo si muove in una direzione che pare essere difficile da prevedere dalla partenza, non è lineare, non ha un risultato finale, non è solo un uomo bianco, maschio e bello il risultato di 4 miliardi di storia della vita sulla terra. La storia si accapiglia con la genetica: le differenze che vediamo nel colore della pelle non hanno una base genetica veramente significativa! Le differenze morfologiche tra gli uomini, che siano asiatici, europei, americani, non sono negabili, le vediamo, ma la genetica ci viene a dare una spinta morale non di poco conto: le differenze tra le razze sono piccole o nulle; per prendere le parole di Tishkoff: “C’è così tanta diversità negli Africani che non esiste altro popolo come la razza Africana!” E’ di là che siamo nati, è di là che siamo partiti. E’ l’africa la tavolozza dei colori che portiamo addosso. 

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