Che strano paese è l’Italia, dove le
leggi vengono puntualmente disattese: «fatta la legge trovato l’inganno». Ma il
paradosso più grande è che a disattenderle sia proprio quello Stato che
dovrebbe farle rispettare.
A tale proposito, l’art.68 del
Codice dell’Amministrazione Digitale recita testualmente:
«1.
Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi
nel rispetto dei principi di economicità e di efficienza, tutela degli
investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione
comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili
sul mercato:
· software
sviluppato per conto della pubblica amministrazione;
· riutilizzo
di software o parti di esso sviluppati per conto della pubblica
amministrazione;
· software
libero o a codice sorgente aperto;
· software
fruibile in modalità cloud computing;
· software
di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso;
· software
combinazione delle precedenti soluzioni. […]
[…]
b) livello di utilizzo di formati di dati e di interfacce di tipo aperto nonché
di standard in grado di assicurare l’interoperabilità e la cooperazione
applicativa tra i diversi sistemi informatici della pubblica amministrazione».
Mentre sempre molti più Stati
decidono di utilizzare soluzioni digitali “libere” e “aperte”, l’Italia va in
direzione esattamente contraria. Il MIUR (Ministero dell’Istruzione Università
e Ricerca) ha stipulato, in data 15/05/2015, un protocollo d’intesa con la
multinazionale Microsoft asupporto
della promozione e dello sviluppo della cultura digitale nella Scuola.
L’articolo
1 del suddetto protocollo ne indica le finalità che sono le seguenti:
· promuovere
e rafforzare lo sviluppo della cultura digitale nella Scuola, delle abilità
organizzative, di leadership e team management e dell’educazione ai media degli
studenti e del personale della scuola;
· promuovere
iniziative per l’individuazione di soluzioni a supporto dei processi di
innovazione didattica e pedagogica;
· valutare
soluzioni tese a modificare i tradizionali ambienti di apprendimento;
· promuovere
progetti di orientamento per gli studenti nel settore delle nuove tecnologie.
Leggendo queste nobili e
condivisibili finalità, una domanda sorge spontanea: siamo sicuri che una
convenzione con una multinazionale che opera in ottica proprietaria sia proprio
il modo migliore per perseguirle? O forse è il caso di ripensare in modo
diverso al tema dell’alfabetizzazione informatica?
Credo fermamente che un accordo di
questo tipo contribuirà a consolidare il monopolio della Microsoft che agisce
solo nell’ottica del software proprietario a discapito delle soluzioni che può
offrire il software libero nel mondo della pubblica istruzione. A tale
proposito vorrei ricordarvi, cari lettori, un mio precedente articolo che
trovate a questo linkdal titolo «La scuola dovrebbe usare
esclusivamente software libero».
A conclusione di questo mio articolo
posso tranquillamente affermare che insegnare l’informatica, trasmettere una
cultura digitale significa soprattutto
condivisione della conoscenza che è cosa ben diversa dall’addestrare i
ragazzi all’uso di alcuni pacchetti software.
Sperando
di avervi fatto cosa gradita, vi ricordo che potete contattarmi al seguente
indirizzo e-mail: michele.savino.51@gmail.com.