Il mal di schiena è uno dei disturbi più comuni che colpisce trasversalmente una grande fetta della popolazione. Le cause dei dolori che interessano la colonna vertebrale e le strutture ad essa correlate sono davvero numerose. Studi recenti affermano che solo il 20% delle lombalgie è causato da specifiche patologie del rachide, il restante 80% è determinato da cause non specifiche fra cui: posture e movimenti scorretti, stress psicologici, forma fisica deficitaria, sovrappeso, fumo, carente propriocezione della colonna.
Con così tante possibili cause, che possono naturalmente anche sommarsi, è complesso comprendere quale sia la strada corretta per liberarsi del proprio mal di schiena. Ciò comporta grandi dispendi economici in termini sia di giorni di lavoro persi sia di spese mediche.
L’unica consolazione risiede nel fatto che le lombalgie acute hanno generalmente (90% dei casi valutati ad un mese dall’insorgenza) una prognosi positiva indipendentemente dal tipo di trattamento terapeutico che si decide di intraprendere o meno.
Il discorso è differente per i problemi cronici relativi al rachide, per essi si rende necessario un approccio diverso.
Molti si affidano a terapie che dovrebbero mirare a ripristinare le condizioni fisiologiche dell’apparato muscolo-scheletrico, altri decidono di praticare determinati sport, altri ancora si affidano all’esercizio ginnico specifico, una percentuale più bassa di persone si presta a trattamenti di natura psicosomatica.
Tutte strategie potenzialmente corrette tuttavia, i rischi di recidive o di scarsi risultati sono dietro l’angolo.
Ecco spiegato il motivo per il quale capita di non saper determinare se le cause biomeccaniche scatenanti il mal di schiena inducano talvolta stati ansiosi o depressivi, oppure al contrario se lo stress, la scarsa realizzazione professionale, le difficoltà familiari e relazionali siano la causa di stati muscolo-tensivi e conseguentemente del dolore.
“Ovumne prius exiterit an gallina?”
Come per il paradosso retorico appena citato, davvero la discussione è ciclica.
A questo proposito, come sempre, la verità è nel mezzo, nel senso che, indipendentemente da quale sia la causa e quale l’effetto, le situazioni biomeccaniche e quelle psicosomatiche si influenzano a vicenda e si amplificanoreciprocamente.
La soluzione vincente è, con ottime probabilità, risposta in un approccio integrato dei vari fattori come quello proposto dalla Back school. Essa è un’istituzione specifica per le rachialgie che si prefigge diversi obiettivi per agire su tutti i fronti.
Informazione: conoscenza della colonna vertebrale e dei meccanismi dolorifici.
Ginnastica antalgica e rieducativa: postura, allungamenti muscolari eccetera.
Corretto impiego del rachide: analisi delle attività quotidiane, ergonomia.
Tecniche di rilassamento: riduzione di ansia, stress e fattori psicologici.
Alimentazione e stile di vita: ridurre i fattori di rischio modificabili.
Consuetudine all’attività motoria: esercizi frequenti e sport indicati.
In buona sostanza, in medio stat virtus, poiché il modus operandi integrato della Back school si propone di operare in modo interdisciplinare su più fronti e, particolare tutt’altro che trascurabile, tiene conto delle soluzioni dettate dallaEvidence-based medicine (EBM) cioè dalla medicina basata su prove di efficacia.
L’EBM si affida alla valutazione dei migliori risultati della ricerca disponibili attualmente e cerca di valutare la forza delle evidenze, dei rischi, dei benefici riguardanti i trattamenti, ma considera anche l’opzione di mancanza di trattamento e dell’efficacia dei test diagnostici.