Augurandovi buon anno… Ho scelto di dedicare il primo articolo del 2014 ai genitori, coloro che
rappresentano i pilastri di ognuno di noi, il nostro passato, presente e
futuro.
La genitorialità può essere definita come una funzione autonoma e processuale dell’essere
umano, preesistente alla genitorialità biologica che è soltanto una delle sue
espressioni, fondamentale ma non necessaria. Caratteristiche della
genitorialità sono appunto l’autonomia e la processualità in quanto si
presenta indipendentemente dalle altre funzioni dell’essere umano, è una
competenza che rimane integra nell’individuo anche a fronte di difficoltà e
disfunzioni in altri aspetti dell’adattamento all’ambiente, mentre la
processualità è data dalla dinamicità e dal rinnovarsi continuamente. La
genitorialità è una competenza diadica e possiamo definirla co-genitorialità, in quanto è il frutto di coordinazione
degli scambi interattivi che gli adulti mettono in atto, reciprocamente nello
svolgimento del ruolo genitoriale nella relazione con il bambino.
La transizione al ruolo genitoriale può considerarsi
come un momento di crisi in quello
che Erikson chiama “ciclo di vita”,
ogni crisi comporta un cambiamento e una trasformazione. La nascita di un
figlio è un viaggio verso l’ignoto che affascina ma allo stesso tempo spaventa.
La transizione alla genitorialità espone la coppia genitoriale a eventi che
accentuano la vulnerabilità e la fragilità, comporta per ciascun partner una
serie di compiti di sviluppo che hanno come fine ultimo quello di promuovere un
nuovo adattamento in un contesto che
non vede più implicate solo due persone ma un terzo, bisognoso di cure,
protezione e attenzione. Questo obiettivo implica una serie di cambiamenti
quali la ri-negoziazione del patto coniugale, la ri-contrattazione dei ruoli e
delle funzioni socio-culturali e il passaggio intergenerazionale da figli a
genitori.
Così come i neonati devono adattarsi ai vari aspetti
del mondo esterno, anche i loro genitori dovranno adattarsi al bambino appena
arrivato. Si presentano delle vere e proprie esigenze dovute all’interruzione
del ciclo sonno-veglia, alla stanchezza, inoltre si considerano i costi emotivi
derivanti dalla gioia e dal senso di appagamento all’arrivo del bambino, e poi
ci sono anche i lati negativi della neogenitorialità quali la riduzione delle
opportunità, tensioni nella vita coniugale, ci può essere una riduzione
dell’alleanza di coppia a favore dell’alleanza familiare.
Il momento più delicato è l’arrivo a casa con il
piccolo e la relazione da creare insieme. I neogenitori devono affrontare ed
elaborare il lutto di sé come figli e formare lo schema di sé come genitori. Diventare
genitori significa anche rivisitare il passato, riviverlo e
ispirarsi a ciò per una nuova avventura.
Spero di aver spiegato al meglio il costrutto
psicologico di “genitorialità” , se dovessero esserci dubbi o perplessità
contattatemi su rubriche@dabitonto.com