DEL PROF. RAFFAELE PICCIOTTI
Gli avvenimenti e le vicende giudiziarie che negli ultimi tempi hanno attraversato e sporcato la politica ( “p” rigorosamente minuscola) locale, regionale e nazionale fanno sortire alcune necessarie e doverose riflessioni sul CIVISMO.
Lo tsunami provocato da TANGENTOPOLI, che nei primi anni ’90 travolse la politica italiana, fondata sul sistema dei partiti, determinò una reazione spontanea ed emotiva da parte di tanti cittadini onesti, sorretti da quegli ideali e quei principi che sono alla base dei veri valori democratici, reazione che portò alla nascita e al proliferare in tutta la Penisola di MOVIMENTI CIVICI che, sull’onda di un sempre più impellente bisogno di riforme, attraverso i Comitati per l’Italia che vogliamo, sfociarono nella splendida intuizione ed esaltante esperienza dell’ULIVO di Romano Prodi.
Quel vento fresco ed inebriante di CIVISMO investì positivamente anche Bitonto, grazie alla passione e all’impegno di un gruppo di volenterosi cittadini (tra i quali lo scrivente), i quali diedero vita al movimento politico VIVERE LA CITTÀ, che ottenne risultati elettorali sempre più significativi nelle Amministrative 1994 (circa 3000 voti) e 1998 (quando fu il 2° gruppo della coalizione del Sindaco prof. Nicola PICE) fino agli eccezionali risultati del biennio 1999-2000 con l’elezione del prof. Giovanni PROCACCI al Parlamento Europeo, del dr. Giacomo SCHIRALDI (Bitonto 1) e del dr. Nicola TERLIZZESE (Bitonto 2) al Consiglio Provinciale e del Dott. Lillino SANNICANDRO al Consiglio Regionale, tutti con la lista nazionale I DEMOCRATICI (il famoso Asinello).
Quello fu un CIVISMO nobile, onesto, costituito da CIVES, da POLÌTAI, cioè da quanti avevano a cuore le sorti della Polis, senza alcun interesse personale, anzi spesso rimettendoci di tasca propria, in un afflato di partecipazione attiva alla vita della città.
Oggi purtroppo ci tocca constatare che quel CIVISMO non c’è più. È MORTO.
Ucciso da chi?
A mio modesto parere gli esecutori materiali e/o i mandanti di tale delitto sono stati e continuano ad essere proprio quelli che gli antichi Greci chiamavano IDIÒTAI, cioè coloro che pensavano sempre e solo a se stessi, restando irrimediabilmente indifferenti all’altro, coloro che contrapponevano l’IDIOS, cioè il proprio, alla comunità, alla POLIS. Ma almeno ai tempi dell’Atene democratica quegli IDIÒTAI non arrecavano danni alla Polis, perché non partecipavano al processo di relazione politica, non aspiravano ad incarichi e prebende, coltivando solo il proprio interesse, il proprio “particulare”.
Oggi invece gli IDIÒTAI si sono fatti furbetti e, conquistando ampie praterie di consenso lasciate libere dai partiti, danno vita ad un CIVISMO non più nobile, ma “ignobile”, cioè votato ad interessi personali e/o di parte di qualsiasi natura, sia pure onesta. Un CIVISMO che da progetto politico ideale si è trasformato in una sorta di “Tram chiamato desiderio”, a voler mutuare il celebre romanzo di Tennessee Williams che Elia Kazan negli anni ’50 portò sugli schermi con Vivien Leigh e Marlon Brando.
Infatti, specie a livello amministrativo dai Comuni alle Regioni, proliferano sempre più liste civiche basate su una specie di “unità dei distinti” senza un progetto politico condiviso, senza un sentire politico comune che tenga uniti i vari candidati, i quali perseguono solo obiettivi personali ed interessati da raggiungere con qualsiasi mezzo, non ultimo il voto di scambio.
E per perseguire tali obiettivi prolifera il “turismo” politico (o meglio politicante) da una lista all’altra.
Il tutto condito dal triste fenomeno di un astensionismo sempre più dilagante che nelle recenti consultazioni elettorali al Sud ha raggiunto il 60%. E chi sono coloro che si prendono ancora la briga di recarsi ai seggi per esercitare il sacrosanto diritto di voto? Pochi nostalgici idealisti che ancora credono nella democrazia partecipata e MULTI CLIENTES, che sperano di mettere qualcosa nelle proprie “sportule” con le regalie e le prebende elargite dai vari “patroni”, come avveniva nell’antica Roma.