Il sistema politico italiano, come si è già detto domenica scorsa, è una democrazia rappresentativa e una repubblica parlamentare caratterizzata da un bicameralismo perfetto. A dividere con la Camera dei Deputati l’esercizio del potere legislativo è il Senato della Repubblica, con sede a Palazzo Madama, a Roma, con funzioni identiche (nonostante più volte si sia proposto di diversificare i ruoli dei due rami del Parlamento), anche se con composizione diversa. Sin dal 1963, quando la durata del mandato elettorale dei senatori fu portata a cinque anni, questa coincide con la legislatura e, insieme alla Camera, può essere dal Presidente della Repubblica.
A differenziare il Senato dalla Camera è la composizione, nel numero dei suoi membri, che è la metà rispetto all’altro ramo (315 contro 630 della Camera), e nelle modalità di elezione. Possono votare per il Senato i cittadini da 25 anni in su, mentre per essere votati, bisogna averne 40 o più di anni.
Come disciplinato dall’articolo 57 della Costituzione italiana, l’elezione dei senatori, diversamente da quanto avviene per la Camera. è su base regionale in proporzione alla popolazione di ogni regione. Dal ‘48 al ’93, quando la legge elettorale fu cambiata in senso maggioritario, è stato in vigore un sistema proporzionale in cui ogni regione era ripartita in collegi uninominali, in cui concorreva un solo candidato per lista.
Oltre ai 315 senatori, vi sono poi i senatori a vita, ossia gli ex presidenti della Repubblica che, salvo rinuncia, assumono automaticamente la carica e persone che lo diventano perché scelti dal capo dello Stato tra coloro che hanno «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario», come recita l’art. 59 della Costituzione.
Anche la nostra città ha visto più volte suoi concittadini accedere a Palazzo Madama. Sin da prima dell’avvento della Repubblica aveva avuto illustri senatori come Giovanni Vincenzo Rogadeo e Vincenzo Sylos Labini.
Tra i primi senatori bitontini, in epoca repubblicana, vi fu Nicola Angelini (Democrazia Cristiana) che, per ben quattro legislature, dalla prima alla quarta, ricoprì la carica fino a quando, in seguito al decesso, fu sostituito da Mauro Pennacchio.
Esponente del Partito Nazionale Monarchico, fu senatore, nella sola seconda legislatura, anche Franco Rogadeo. Fu eletto nel ’53, quando il Partito Nazionale Monarchico ebbe un exploit e il nostro collegio riuscì a mandare il concittadino a Roma.
Alle elezioni del maggio ’58 divenne senatore, nella terza legislatura, anche l’ex sindaco socialista Angelo Custode Masciale. Non riconfermato dalle elezioni successive del ’63, divenne comunque senatore per una seconda volta nel dicembre ’64, con la morte di Giuseppe Papalia.
Anche se nato ad Andria, possiamo considerare, nella lista, anche il socialista Gaetano Scamarcio, senatore dall’81 all’83. Oltre ad essere eletto nei collegi di Bitonto, infatti, con la nostra città ebbe un forte legame sancito dall’essere stato consigliere comunale e assessore alla cultura, oltre che dal matrimonio con una bitontina.
Nel ’92 a Palazzo Madama fece il suo accesso l’ex deputato Arcangelo Lobianco, eletto tra le fila della Democrazia Cristiana che, durante il mandato, il 26 gennaio 1994, assume la denominazione “Partito Popolare Italiano”.
Nel 2001 fu Forza Italia ad eleggere un altro senatore bitontino, Giuseppe Degennaro, ex deputato per la Dc. Per avere un altro senatore Bitonto dovette aspettare il 2006, quando ad essere eletto fu Giovanni Procacci, nella lista “Uniti per l’Ulivo”. Fu senatore nella brevissima XV legislatura, che terminò prematuramente con la crisi di governo aperta dal voto di sfiducia in Senato al secondo Governo Prodi, il 24 gennaio 2008. Fu poi riconfermato nel 2008 e restò in carica fino al 2013.