Il 1989 fu un anno molto particolare. Un anno che cambiò la storia. Quella del mondo intero, dell’Europa, dell’Italia. Cambiò la politica, facendo venir meno le premesse su cui si era basata fino a quel momento. A livello internazionale e nazionale, certamente. Ma con inevitabili conseguenze nei vari panorami locali.
L’89 fu anche l’anno in cui si cercò di rinforzare le istituzioni dell’Europa unita, con un referendum consultivo sul conferimento del mandato costituente al Parlamento Europeo, che si tenne il 18 e il 19 giugno, nello stesso giorno delle elezioni europee, in cui tutti i cittadini dei 15 paesi dell’Unione Europea furono chiamati, per la terza volta, a rinnovare il Parlamento europeo.
Un appuntamento elettorale in cui la città di Bitonto tentò di farsi largo nelle istituzioni europee. A candidarsi, infatti, nelle fila del Partito Socialdemocratico Italiano, fu Vincenzo Fiore, convinto che, per molte questioni che attanagliavano il territorio bisognasse discutere non più solo su tavoli regionali. Come, ad esempio, la crisi del settore tessile, come ebbe a dire in occasione delle proteste dei cassintegrati dello stabilimento Superga di Triggiano.
«Si tratta di correggere gli errori del passato e di mutare logiche politiche ed istituzionali nelle quali si riflettono i veri guasti ai meccanismi di funzionamento del nostro “vecchio Sud”. Mi riferisco al processo di industrializzazione veicolato quasi interamente dalle partecipazioni statali, che si è esaurito contestualmente al loro disimpegno. La stessa agricoltura non è riuscita a creare l’indotto agro-industriale che avrebbe potuto fare della nostra regione la “California d’Europa» scrisse il 12 giugno sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, in un commento dal titolo “Quale sviluppo per il Sud?”, sottolineando come fosse giunta l’ora di parlare di Puglia e Mezzogiorno non più solo in termini di rilancio socio-economico, ma anche di vera e propria genesi dello sviluppo: «Bisogna cominciare a pensare, invece, ad un modello di segno nettamente diverso: che recuperi produttivamente e socialmente le nostre aree, che valorizzi autenticamente le risorse locali. Non dimentichiamo che il problema principale è la disoccupazione e che, oggi, purtroppo, in Puglia non ci sono prospettive migliori rispetto al passato».
Problemi che, per Fiore, necessitavano della governabilità e di una maggiore trasparenza, abbandonando la logica delle clientele.
Fiore non vinse, ottenendo nella sola Bitonto 1443 voti. Molti altri voti fuori. Ad esempio, circa 3mila consensi furono raggiunti a Napoli. Ma non furono sufficienti per volare a Strasburgo.
Oltre ai comizi di Fiore, in vista della sua candidatura, intervennero, per supportare il proprio partito, anche altri politici. Come Nicola Di Cagno, presidente del consiglio regionale della Puglia: «Il voto del 18 giugno deve contribuire a portare la Puglia in Europa. L’Assenza di rappresentanti pugliesi, nel Parlamento europeo ha indubbiamente nociuto agli interessi delle nostre popolazioni».
Per la Democrazia Cristiana, intervenne, al Festival dell’Amicizia organizzato dal movimento femminile del partito, Giuseppina Servodio. Per il Pci fu ospite l’intellettuale Mario Santostasi.
E fu proprio il Partito Comunista Italiano che, a Bitonto, raggiunse la gran parte dei consensi. 8085, il 29,91%. Ben 800 in più rispetto alla Democrazia Cristiana, che si fermò a 7230 (26.75%). Il Psi, invece, ebbe 5486 voti (20,30%).
Il Psdi, unico partito a candidare, a Bitonto, un suo esponente, conquistò 1830 voti (6,77%). A seguire, Msi-Dn con 1784 suffragi (6,60%), la lista che comprendeva Pli e Pri (748 voti, 2,77%), la federazione delle Liste Verdi (740 voti, 2,74%), i Verdi Arcobaleno (442 voti, 1,64%), la Lega Antiproibizionista per la Droga (411 voti, 1,52%), Democrazia Proletaria (237 voti, 0,88%), Lega Lombarda – Alleanza Nord (18 voti, 0,07%), lista Federalismo (16 voti, 0,06%).
A livello nazionale, invece, fu la Democrazia Cristiana ad avere più suffragi. Ottenne infatti il 32,90% dei voti, mentre il Pci si fermò al 27,58%. Il Psi conquistò il 14,80% delle preferenze. A seguire, Msi-Dn (5,51%), Pli-Pri (4,40%), Federazione Liste Verdi (3,78%), Psdi (2,72%), Verdi Arcobaleno (2,39%), Lega Lombarda – Alleanza Nord (1,83%), Democrazia Proletaria (1,29%), Lega Antiproibizionista per la Droga (1,24%), Federalismo (0,60%), Partito Poopolare Sud Tirolese (0,50%), Partito Pensionati (0,47%).