Nei giorni scorsi,
nell’aula di Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, c’è stato l’incontro“L’Italia in Comune”, un evento che
ha raccolto oltre seicento sindaci italiani a colloquio con la Presidente della
Camera, Laura Boldrini, con
l’obiettivo di ascoltare le esigenze del territorio per rispondere alle
emergenze e coglierne le possibilità, anche alla luce delle problematiche
legate al rischio terremoti nel nostro Paese.
Della
manifestazione si è occupata al trasmissione radiofonica di Rai Radio 1, “La
radio ne parla”, che ha intervistato alcuni sindaci per parlare di
buone prassi nell’amministrare le diverse comunità. Tra i primi cittadini
intervenuti, anche Michele Abbaticchio,
sindaco di Bitonto, ed in collegamento telefonico.
Nell’intervista (che
potete ascoltare cliccando al seguente link, a partire dal minuto 33 circa: http://www.laradioneparla.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-332fafbb-8c06-4e5b-8eb5-6ea104dc1f27.html),
spazio all’impegno dell’amministrazione bitontina in materia di sottrazione
degli spazi alla criminalità.
«Abbiamo
creduto molto nella capacità da parte della cittadinanza –
ha spiegato Abbaticchio –, con la
collaborazione delle forze dell’ordine ma senza delegare loro tutto in tema di
sicurezza, di riappropriarsi di territori che prima erano sede di spaccio e di
vandalismo, e dunque la presenza della popolazione che vuole riappropriarsi
delle proprie strade, delle proprie piazze, attraverso manifestazioni,
attraverso il recupero di spazi sportivi o terreni abbandonati, trasformati in
orti sociali».
«La
mia generazione ha attraversato una fase in cui la sera ci mettevamo in auto e
scappavamo, perché non c’era nessun posto che ritenevamo sicuro e che poteva
darci qualcosa in termini di attrazione o semplicemente essere di luoghi di
attrazione puri e semplici – ha aggiunto –. Da sindaco mi sono messo nei panni dell’adolescente o del ragazzo che
sta frequentando la città di Bitonto, e non abbiamo fatto altro che insistere,
attraverso regolamenti, manifestazioni, apertura di beni pubblici solitamente
chiusi, convincendo anche gli esercenti commerciali, i proprietari o chi voleva
investire nella ristorazione, dell’importanza di mettere il semplice tavolino
all’aperto, aspetto che non esisteva nella mia città, specie nel centro
storico, che era quasi off limits. Abbiamo pedonalizzato, abbiamo litigato con
molta gente, abbiamo trasformato aree parcheggio in piazze che attualmente sono
il biglietto da visita della città, che oggi è tra i primi posti nell’area
metropolitana in termini di accoglienza turistica».
Nella lotta per
l’affermazione della legalità e nel contrasto alla delinquenza, simbolico è
stato il recupero del campetto di via Togliatti (oggi, intitolato a Mario
Licinio, ndr) e la realizzazione di un orto sociale in un’area adiacente.
«La
precedente amministrazione aveva realizzato un campetto sportivo con degli spogliatoi
carini in un quartiere periferico e molto difficile, la struttura però fu completamente
rasa al suolo qualche mese dopo con scritte intimidatorie –
ha ricordato il primo cittadino –. Poi
quando abbiamo vinto un finanziamento per riqualificare quello spazio e
trasformare un’ulteriore area in orto sociale, il giorno stesso della
pubblicazione dell’appalto, fu bruciato ciò che restava dello spogliatoio,
quasi a darci un segnale. Noi invece ci abbiamo creduto molto, molta parte
della città ci ha pure criticato per aver investito in quella zona del
territorio. Abbiamo poi pubblicato un bando di gestione per delle cooperative
sociali di tipo B che hanno integrato anche delle persone ed hanno pure degli
introiti. Oggi quel campetto è completamente integro e perfettamente utilizzato
dall’intera collettività».
A chiudere, il
perché la scelta di diventare sindaco.
«Di
mestiere sono un dirigente pubblico, prima mi interessava come esperienza vista
dall’altra parte, ma ho voluto fare il sindaco per quel ricordo da ragazzo di
non aver vissuto la mia città come la città stessa avrebbe meritato –
ha concluso Abbaticchio –. Questo
riscatto generazionale mi è piaciuto molto, anche perché tutte la attività
imprenditoriali sono state avviate prevalentemente da giovani, e questa cosa è
impagabile».