Quando si parla di Unione
Europea sembra destino che si debba sempre cominciare dal principio. La si
vuole oppure no? Fa bene o fa male alla salute dei singoli Stati? Le sue
politiche, prima fra tutte quelle economiche, in particolare per quanto
concerne la moneta unica, hanno conseguenze positive o negative sulla vita di
circa 500 milioni di persone?
Ne hanno dibattuto ieri
sera presso la sala conferenze del Torrione Angioino il professor Giovanni Procacci e Umberto Rey, alla presentazione del
libro di quest’ultimo “C’era una volta un sogno: l’Europa”. Entrambi ex
senatori ed europarlamentari, si sono dati politicamente battaglia sul delicato
tema della crisi in salsa europea.
L’euroscettico di turno è
Rey, la cui riflessione proposta nel libro prende le mosse dalla consapevolezza
che, mentre tutto il mondo è in fase di crescita, il Sud Europa va a rotoli. “Colpa dell’egemonia franco-tedesca attorno
alla quale è nata l’idea di unione europea – dice Rey – e che ha avuto l’appoggio di banchieri,
finanzieri e potenze industriali.” Un accordo, secondo la sua tesi, che ha
finito per soffocare l’intraprendente impresa italiana. “Il nostro Paese – afferma ancora Rey – è vittima dei veti provenienti dal Nord Europa. L’Italia non se ne fa
niente dell’euro e di una moneta forte. Sarebbe meglio avere una moneta debole
perché una delle principali industrie italiane è il turismo: la lira debole
attirava migliaia di turisti da tutto il mondo. Con l’euro ne abbiamo perso in
competitività”.
L’euro insomma, secondo Rey, non avrebbe fatto altro che
peggiorare la nostra situazione economica: “prima
l’Italia poteva decidere da sola di stampare moneta e il debito pubblico era di
fatto un debito che il Paese aveva con sé stesso. Oggi invece comanda la BCE e
gli Stati contraggono debiti con l’estero. Per questo rischiano il fallimento”.L’invettiva è rivolta al duo Merkel-Sarkozy e a una Costituzione, quella
europea, che gli italiani non hanno mai votato.
Quella stessa Costituzione
che invece secondo Procacci rappresenta uno dei maggiori risultati ottenuti
dall’UE nella sua storia. “Non sono
mancati degli errori – denuncia l’ex senatore bitontino – come l’assenza di una politica estera condivisa
o l’allargamento a più Stati realizzato prima che si concretizzasse un
rafforzamento dell’integrazione europea.”
Tuttavia dell’Europa e della sua
moneta oggi non se ne può fare a meno. E Procacci porta i dati. “Con la lira l’inflazione in Italia era al
18%, oggi non supera il 2,5.” È inevitabile quindi che la soluzione
all’attuale crisi ruoti proprio attorno all’UE. “L’Europa ha alla sua base il principio di solidarietà: ci sono Paesi
come la Svezia che quasi non prendono fondi europei. Dall’altra parte –
ricorda Procacci – pensiamo a quanti
finanziamenti continentali arrivano nelle regioni italiane più in difficoltà”.
Cosa che non avverrebbe
senza Europa e senza euro. E probabilmente non avverrebbe con quel “ritorno
alla sovranità monetaria nazionale” invocato da Rey che dice di non volere
l’euro, ma neanche di nuovo la lira.
La
Germania, all’indomani della riunificazione, unificò anche il marco. Fece un
passo avanti. Adesso sente la crisi meno di tutti gli altri. Chissà invece cosa
accadrebbe oggi se si decidesse di fare un passo indietro…