Un messaggio forte,
chiaro, per delineare quali devono essere le linee guida che la politica deve
seguire nel servizio per le comunità. Sua
Eccellenza Mons. Francesco Savino rispolvera le citazioni a lui tanto care
ma anche il profondo attaccamento alla sua terra natia, il realismo dei
problemi, i fondamenti del vivere quotidiano per spronare e incitare le
istituzioni bitontine affinché pongano sempre più l’altro, sempre più i
bisognosi, al centro del loro agire amministrativo.
Il
significato della parole. «Non
diamo per scontate le parole, che hanno un senso ed un significato. Oggi
viviamo il tempo della Babele nonostante gli strumenti di comunicazione siano
diventati efficienti ed importanti, ma la parola ha sempre bisogno di dignità».
L’importanza
di incarnare la fiducia dei cittadini. «Il Consiglio comunale è una istituzione che merita dignità, il luogo
dove bisogna sentire l’etica della responsabilità e soprattutto la
responsabilità di governare la Res-publica di questa città, non creando dicotomia
tra le voi istituzioni e i cittadini che vi hanno dato fiducia. Non bisogna
perdere la fiducia, dovete sentire il peso e la responsabilità di quello che
siete, non interrompendo mai la fiducia che i cittadini hanno riposto in voi».
L’esigenza
della libertà e della verità nel vivere e nell’agire quotidiano. «Non c’è libertà senza l’esercizio della
verità. Laddove non c’è la verità la libertà muore, viene sepolta, emerge la
menzogna. Ho sempre seguito il criterio della cittadinanza attiva, mettere a
disposizione la propria vita per la propria città. Ho sempre contestato coloro
che sono diventati organici ai poteri: significa essere di parte e non svolgere
più l’esercizio della libertà nella verità».
Come
deve essere la figura del politico. «Ho sempre rispettato la laicità della
politica ma ho sempre sognato una laicità positiva, nel rispetto di chi fa le
cose e delle diverse istituzioni del territorio. Oggi il politico viene visto
come un uomo sporco, la politica viene intesa come affare e potere. Per questo
sono d’accordo con Papa Ratzinger e Papa Francesco, che invitano i credenti a
fare politica. L’uomo politico impara ad essere politico sull’uscio della casa perché
è colui che deve sopravvivere alla responsabilità della famiglia, del partito
di riferimento».
Quali
strade deve perseguire la politica. «Il bene comune è il bene della città, di tutti i cittadini. Oggi sta
mancando la comunità. Oggi la politica deve ridare senso della communitas al centro della città. E la
communitas si costruisce con il metodo politico della “sussidiarietà”. La politica la deve ascoltare altrimenti rischia
di essere autoreferenziale, narcisista, egocentrica. Un segno della mancanza
della communitas sono le periferie, luoghi dove si stanno accendendo le
rivoluzioni. A Bitonto se non vengono abitate certe periferie si rischia che si
riscaldino troppo. Don Peppino Dianae don Pino Puglisi dicevano che la
politica deve abitare il territorio, non come luogo geografico ma come luogo
antropologico».
L’attenzione
agli altri, ai bisognosi. «Papa
Francesco ha affidato alla politica la parola “inclusione”: la politica non deve escludere nessuno, quelli che
fanno fatica a vivere devono essere inclusi nelle dinamiche. Elaborate una
politica inclusiva: una civiltà della politica si valuta dal momento in cui dà
dignità all’uomo che l’ha persa. La politica deve diventare un’arte mistica:
fare politica dando un senso, un significato al ruolo».
Un lungo accorato
discorso sull’arte della politica, dunque. Don Ciccio, poi, racconta quelli che
saranno i suoi primi passi in terra calabrese ed il suo legame indissolubile
con la sua Bitonto. Il 31 maggio, dopo la conferenza stampa delle ore 12 a
Cassano allo Ionio, alle 16,30 visiterà il piccolo hospice di
Cassano allo Ionio, così da dare continuità alla sua azione pastorale. Il
giorno successivo, una volta celebrato nella serata del 31 maggio l’ingresso
nella diocesi cassanese, sarà a pranzo nella mensa dei poveri mentre il 2
giugno si recherà nel carcere di Castrovillari per trascorrere una giornata tra
i carcerati.
«Vado in Calabria con il
Vangelo tra le mani, sarà la mia forza, sapendo che col Vangelo posso
combattere ogni male – ha aggiunto –.
Porterò Bitonto sempre con me e sarò sempre disponibile per tutti i bitontini,
il mio rapporto con Bitonto è fino alla morte, sarà segnato sempre dalla
passione. Non c’è futuro senza una memoria da custodire».
«Diventerò
cittadino di Cassano allo Ionio perché sono un Vescovo che vuole stare tra la
gente, vuole abitare con la gente, sono un Vescovo fatto uomo»,
ha concluso don Ciccio, che ha chiuso con l’ennesima esortazione alle
istituzioni cittadine, tratte dalle parole di Giuseppe Lazzati: «Recuperate l’idea della “Città dell’uomo”».