Il
Partito democratico gongola, il Movimento 5 stelle tiene bene, Forza Italia
perde consensi ma resta saldamente a galla.
Gli altri partiti non esistono. E
l’astensionismo galoppa.
Il
risultato delle elezioni europee a Bitonto rispecchia di gran lunga quello
dello Stivale, ma è la riproduzione quasi fedele dell’esito elettorale
pugliese, dove i tre principali partiti sono racchiusi in uno scarto di appena
11%.
Astensione
dilagante. Il
vero grande trionfatore delle elezioni europee è il numero degli astenuti. A
Bitonto è andato a votare soltanto il 44,18% degli aventi diritto (in pratica
hanno esercitato il loro diritto soltanto 20.180 persone su oltre 45.600
elettori), ben il 18% in meno rispetto a 5 anni fa (quando però si votava in
due giorni e c’era la contemporanea delle elezioni provinciali).
Un
numero, quello dei votanti nostrani, addirittura più basso di quello
pugliese, attestatosi al 51,5%, e di
quello nazionale (poco sopra il 57%). Sinonimo di un disinteresse diffuso dei
bitontini (e dei pugliesi) per le questioni europee e per quello che accade a
Bruxelles. Ma la responsabilità è anche dei partiti (non tutti), che hanno iniziato a fare
campagna elettorale soltanto una settimana fa.
Risorge
il Partito democratico. Dopo le ultime cocenti sconfitte (europee 2009,
comunali 2012, politiche 2013), il Partito democratico torna a sorridere a
Bitonto, dove la grande ondata nazionale e il “fenomeno Renzi” ha fatto
schizzare Vaccaro e compagni al 38,38% (7268 voti), esattamente 10% in più
rispetto a 5 anni fa, anche se le preferenze sono praticamente le stesse
rispetto al 2009 (furono 7123 allora).
Il
Pd bitontino, dunque, è l’unico partito che non ha perso i suoi voti senza però
guadagnarli. Va ben oltre, però, il dato pugliese (dove Emiliano e soci si sono
fermati al 34%) e torna a essere il più suffragato della città.
Ottimo,
poi, (soprattutto per la parte giovanile del partito) il risultato personale di
Stefano Minerva, il democratico più suffragato con 1213 preferenze, meglio
rispetto a colossi come Gianni Pittella (europarlamentare uscente) e Elena
Gentile. Che sia l’inizio di una nuova era per la “Pescara”, anche in vista
delle Regionali del prossimo anno?
A
sinistra bene anche Tsipras, che si attesta al 5% (952 voti), meglio della
media nazionale, che dà al partito che riferisce al leader greco la soglia
minima di sbarramento.
Movimento
5 stelle “secondo”. Grande
l’affermazione del Movimento 5 stelle, che anche a Bitonto (come in Italia e in
Puglia) si conferma il secondo partito. Però, mentre a livello nazionale,
Grillo e compagni perdono colpi e consensi (forse sono stati detti troppi
“vaffa” e troppe poche idee), nella nostra Regione e a Bitonto tengono bene,
attestandosi al 27%, con oltre 5000 preferenze, confermando in linea massima lo
stupendo risultato dell’anno scorso.
Un
bel colpo se si considera che la sede grillina cittadina è nata soltanto a
ottobre e che da queste parti non è stata fatta una intensa campagna
elettorale. La speranza è che tale consenso sia da spinta a Savino e soci di
essere più propositivi e presenti anche sulle più importanti e delicate
faccende cittadine.
Forza
Italia resta a galla. Anche passando sul fronte Forza Italia, Bitonto si conferma
una eccezione. Se, infatti, a livello nazionale Berlusconi riceve una costante
sconfitta attestandosi ben lontano da quel 20% tanto agognato e sperato,
all’ombra dell’olivo gli “azzurri” restano saldamente a galla con quasi il 22%
dei consensi, oltre 4100 voti.
Un
risultato importante, ma che non può nascondere la debacle, visto che 5 anni fa
l’allora Popolo delle libertà (con Fini e Alfano ancora presenti) aveva toccato
i 10 mila in città e il 41% di preferenze.
L’astensione,
dunque, è stata mortale per i “destrorsi”, che però possono consolarsi con le
grandi affermazioni personali di Raffaele Fitto (il più suffragato in assoluto
con oltre 1900 voti) e Sergio Silvestris, che ha toccato quota 1303.
Ma in casa
centrodestra non ridono neanche Ncd (sotto il 4%, anche se Massimo Cassano
porta a casa oltre 460 preferenze), Fratelli d’Italia (1,54%), e Lega Nord
(0,43%).
Segno
tangibile di una destra che tracolla quando si presenta divisa. Promemoria per
le Regionali, dove fino a 15 mesi fa sembrava che avessero la vittoria in
tasca.