Nel gennaio 2013, nei paesi dell’Unione Europea,
è entrato in vigore il Patto di bilancio europeo o “Trattato sulla stabilità,
coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria”, meglio noto con
l’espressione inglese “Fiscal compact”. Un patto fiscale, come recita la
traduzione letterale dell’espressione, siglato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, ed entrato in
vigore il 1 gennaio 2013.
L’accordo detta una serie di norme vincolanti nell’UE per il principio
dell’equilibrio di bilancio: perseguimento del pareggio di bilancio,
non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del Pil
e all’1% per i paesi con debito pubblico inferiore al 60% del Pil, significativa
riduzione del debito pubblico del 5% annuo, fino al rapporto del 60% sul PIL
nell’arco di un ventennio e, infine, impegno a coordinare i
piani di emissione del debito col Consiglio dell’Unione e con la Commissione
europea. La quasi
totalità degli Stati membri dell’UE hanno sottoscritto il trattato, ad
eccezione del Regno Unito, della Repubblica Ceca e della Croazia (quest’ultima,
all’epoca dei fatti, non era ancora membro dell’Unione).
Un patto che sin da subito ha suscitato apprezzamenti, ma anche critiche, da
chi ritiene il vincolo del pareggio di bilancio dannoso per l’economia di un
paese. Critico verso il Fiscal Compact è il Movimento 5 Stelle, intervenuto ieri
in Parlamento, attraverso Francesco Cariello, per chiedere al governo di dare
avvio ad un tavolo tecnico di confronto tra le forze politiche e valutare l’annullamento
dell’accordo.
“Cosa significa per il nostro Paese? – si chiede Cariello – Le entrate dello
Stato dovranno interamente coprire le uscite. Dunque tutto ciò vuol dire
chiedere agli stati di aumentare le tasse e diminuire la spesa per i cittadini.
Tagli alla spesa e aumento delle tasse per 50 miliardi annui. Si sta cercando
di ridurre lo stock di debito pubblico, riducendo implicitamente il Pil. Se
applicata, questa strategia di finanza pubblica non potrà che avere
implicazioni deflazionistiche. Una spirale deflazionistica che produrrà un disagio
sociale e una disoccupazione che farebbero più vittime della seconda guerra
mondiale. Noti giuristi di fama mondiale hanno definito l’accordo illegittimo”.
Per questi motivi l’esponente del M5S chiede al Parlamento di avviare un’indagine
conoscitiva per approfondire la questione, così da prendere una giusta
posizione e dare risposte concrete.
“Urge un tavolo di confronto con tutte le forze politiche, così da decretare,
sulla base dei risultati la nullità, come da noi auspicato, e l’incongruenza
rispetto ai trattati fondamentali dell’UE – conclude Cariello – Se il governo non
risponderà a queste domande commetterà un grave errore e un attentato alla
costituzione”.