I
motivi per votarlo sarebbero tanti: oltre il 98% di presenza ai lavori e alle
sedute del Parlamento europeo, la difesa a spada tratta dell’agricoltura e
della “benedetta” integrazione per gli agricoltori, la battaglia per il
mantenimento del crocifisso nelle scuole.
Il
“curriculum” comunitario di Sergio Silvestris parlerebbe da solo, insomma.
Anche per questo ieri ha cercato di convincere i bitontini a ridargli fiducia
con il voto di domenica e a darla, quindi, anche a Forza Italia.
Innanzitutto
per continuare a proteggere l’agricoltura, «la nostra cultura», l’oro di
casa nostra che sarebbe stata distrutta dalle politiche degli ultimi 10 anni. «Se
non fosse per lei, la nostra Regione adesso sarebbe ancora più nel baratro.
Dobbiamo vantarci di avere l’olivo, le mozzarelle, il pomodoro e la pasta più
belle d’Italia e d’Europa». «Gli agricoltori sono costretti a vendere le olive
a 30 euro al quintale, l’olio a 2,80 euro, a potare, ad arare, a innaffiare
tutto l’anno per poter sopravvivere assieme alla propria famiglia, e in tutto
questo i paesi del Nord Europa hanno tentato di toglierci anche
l’integrazione», arringa il candidato forzista, che perciò chiede sostegno
«per difendere gli agricoltori, la loro terra e i loro diritti».
A
ruota c’è l’immigrazione, per la quale «l’Italia non è disposta a essere il
becchino d’Europa per tutte le vittime costretta a piangere e a seppellire», e
un secco “no” ad una Unione europea «che ci dice da chi dobbiamo essere
governati. Renzi e Alfano, una volta insediati, sono andati a inginocchiarsi
alla Merkel, mentre soltanto Berlusconi ha cercato di contrastare le politiche
di austerity ed è stato fatto fuori». Ovviamente non lecitamente – sono
convinti gli azzurri – perché ci sarebbe stato un presunto complotto (segnalato
da giornalisti e politici stranieri) che avrebbe costretto l’ex Cavaliere a
dimettersi nel novembre 2011.
Ecco,
quindi, arrivare i tre avversari di questa tornata elettorale: astensionismo,
voto di protesta («non è il momento di gridare, ma soltanto di seminare»), sinistra,
e in modo particolare «quel bluffatore di Matteo Renzi, che ha ingannato gli
italiani con la storia degli 80 euro».
Domenico
Damascelli, invece, se la prende con l’amministrazione comunale bitontina. I
perché sono da ricercare nella stangata – a suo dire – che Abbaticchio avrebbe
inferto alla povera gente e alle piccole medie imprese con l’Imu prima e la
Tares poi, «che soltanto noi di Forza Italia abbiamo votato contro», e
sul turismo politico, «perché questa amministrazione è quella dei viaggi e
delle gite fatte con i soldi pubblici».