Approvato ieri sera in Consiglio comunale il Piano Sociale di Zona per il triennio 2014-2016, ambito territoriale Bitonto – Palo del Colle, con il
nostro Comune capofila. Il piano raccoglie tutti gli interventi in materia di
sociale che l’Amministrazione comunale intende intraprendere in favore delle
fasce di popolazione più svantaggiate e bisognose. L’analisi e l’adozione del
piano sono state accelerate per evitare il commissariamento da parte della
Regione, che tra le altre cose aveva già nei mesi scorsi dato delle direttive
da seguire ai Comuni. E Bitonto, essendo appunto Comune capofila, ha dovuto
necessariamente provvedere all’approvazione in Consiglio comunale in tempi
rapidi.
Lunga discussione in aula, circa quattro ore, con l’assise che sin da
subito mostra scintille e polemiche, soprattutto da parte della minoranza che,
con la sua presenza, riesce a garantire il numero legale per avviare i lavori.
Pesano, infatti, le numerose assenze tra i banchi della maggioranza, con molti
consiglieri che giungono in ritardo e a lavori ormai avviati.
Christian Farella (Gruppo Misto) e Domenico
Damascelli (Forza Italia) tuonano nei confronti della maggioranza,
sottolineando la mancanza dei numeri per mantenere in piedi i lavori, mentre Francesco Paolo Ricci (Partito
Democratico) parla di «scarsa
responsabilità dinanzi ad un documento urgente. La presenza della minoranza
dimostra l’attenzione ad un provvedimento e ad uno strumento importante verso
la collettività».
Una sorta di “mea culpa” e ammissione di colpa arriva proprio dall’assessore
ai servizi sociali, Franco Scauro,
che nella sua relazione (in sostituzione della lettura integrale del
provvedimento, come concordato con la minoranza), riconosce come «a qualcuno all’interno del Consiglio
comunale sfugge l’importanza del Piano Sociale di Zona, c’è stata un po’ di
leggerezza nel portare avanti questo impegno. Il Piano ha richiesto tanto
lavoro di concertazione tra le varie forze sociali del territorio dinanzi alle
direttive della Regione ed un grande sforzo da parte degli uffici, che hanno
analizzato anche la ricaduta economica ed i fondi da cui attingere, e del
dirigente Andrea Foti».
«È un argomento abbastanza tecnico e che
va approfondito anche perché, nel percorso che si è fatto, c’è una parte
descrittiva ed una parte operativa, le cosiddette schede, che sono indicative di
ciò che andrà realizzato, dettatoci dalla Regione con obiettivi che siamo
tenuti ad osservare – continua Scauro –. Il Piano riguarda solo alcune fasce della popolazione.
È una sorta di “piano regolatore sociale”,
programma quello che sarà la nostra condotta verso le fasce più deboli nel
trienno 2014-2016. Contiene obiettivi ben precisi: indica quali le risorse
integrate, in armonia con gli obiettivi indicati dalla Regione. E serve a
creare un sistema integrato di interventi e servizi attraverso collaborazione
tra più soggetti. Proponiamo un Welfare locale basato sui servizi di prossimità».
«L’ambito di riferimento è quello dei
due comuni di Bitonto e Palo del Colle – conclude l’assessore –. Con essi vi partecipano due soggetti
pubblici: la ASL e l’Asp “Maria Cristina di Savoia”».
Terminata la presentazione dell’assessore Scauro, spazio agli interventi
dei consiglieri.
Paolo Intini dapprima sottolinea il poco tempo dato a disposizione della minoranza per
poter «approfondire, capire, studiare,
proporre e dare il giusto contributo» e poi sposta l’attenzione su alcuni
aspetti economici e su alcune scelte che definisce chiaramente di “natura
politica”, trovando d’accordo anche Farella. «L’assessore deve attenersi ai regolamenti della Regione, ha il supporto
politico della struttura e deve basarsi sulle scelte politiche fatte a monte dalla
Regione – replica Scauro –. Al
contempo, però, abbiamo fatto in modo che le schede di questo piano siano il
più aperte possibile per poter programmare in base alle nostre necessità
territoriali».
Critiche sulla mancanza di tempo per analizzare il provvedimento anche da Francesco Toscano (Unione di Centro),
che poi guarda agli interventi programmati. «Credo
che il Piano vada rivisitato annualmente per apportare modifiche essenziali e
per garantire un’offerta di servizio sempre più adeguata ai bisogni più
urgenti. Ritengo che misure insufficienti siano state messe in opera per
famiglie in estrema situazione di povertà, per le ragazze-madri, per i senza
tetto, per gli sfrattati, per le vittime di violenza. Occorre fare molto di più».
Perplessità anche dal capogruppo piddino Ricci, protagonista di una lunga riflessione, ben oltre i termini
temporali pattuiti, in quanto già ex assessore al ramo nell’era Pice.
«Mi aspettavo che ci venissero illustrate
le criticità del Piano lasciato e le positività del piano che andiamo ad
approvare. Perché aspettare di farci diffidare dalla Regione nel momento in cui
questa città ha sete di servizi ed ha delle strutture pronte a fornire questi
servizi? Il piano non è innovativo, ripercorre quello delle Amministrazioni
precedenti, ma mi sorgono delle perplessità: da quel momento ad oggi i tempi
sono cambiati, ci sono nuove emergenze, nuove situazioni che la comunità invoca
e che non vengono soddisfatte in questo Piano, che definisco “rabberciato”, ma non per colpa della
struttura, in quanto in pochi ci hanno lavorato su, ma per colpa dell’assenza
di un indirizzo chiaro da parte dell’Amministrazione, che non ha guardato a
quelle che sono le nuove emergenze sociali della città. La Regione ha dato la
possibilità di andare ad incidere sulle nuove emergenze sociali, e non mi
sembra gli obiettivi da loro dettati fossero tassativi. Così come non mi pare
che sia stato realizzato l’80% dei servizi precedenti: perché dunque riproporre
“tout court” questi progetti e non presentarne alcuni alternativi? Ci sono
servizi che non funzionano, i fondi potevano essere spalmati diversamente,
manca il controllo».
Dal centrodestra, Carmela Rossiello(FI) guarda all’assistenza scolastica. «La
Regione Puglia realizza da anni il progetto “Diritti a scuola”, con i vari
istituti obbligati a dotarsi di uno psicologo e di uno sportello d’ascolto.
Molte scuole bitontine, però, non hanno presentato la loro candidatura e non
accedono al progetto».
«Questo Piano pesa sempre di più sulle
nostre coscienze in questo periodo», afferma Domenico Damascelli, che poi si sofferma
sulle strutture presenti in città, in primis l’Istituto Maria Cristina di
Savoia: «Ci vuole un canone d’affitto
equo e giusto per le strutture, che sarebbe importante renderle più
protagonisti di vita sociale bitontina. Il Piano Sociale di Zona deve offrire
anche opportunità di lavoro e sviluppo economico, offrire servizi alla gente in
difficoltà ed eliminare le sacche di povertà che aumentano sempre più».
Pareri favorevoli arrivano invece dai banchi della maggioranza, in particolare
da Vito Rosario Modugno (Sinistra
Ecologia e Libertà) e Giovanni Ciccarone(Progetto Comune), con quest’ultimo che si concentra soprattutto sull’organizzazione
e sugli investimenti effettuati in materia di trasporti dei disabili. «Il Piano si sforza di coprire tutte le aree
dei bisogni, dalla disabilità alle famiglie, dai minori agli anziani –
commenta invece Filippo D’Acciò(Città Democratica) –. Il nostro
territorio deve dimostrare di saper spendere in maniera oculata i fondi messi a
disposizione ed impiegare per intero le risorse previste».
Si passa alla votazione, col Piano Sociale di Zona che viene approvato con
i 14 voti favorevoli della maggioranza, mentre dalla minoranza giungono 8 voti
di astensione.