“La Madre addolorata stava / in lacrime presso la croce / su cui pendeva il Figlio”.
Inizia così, nella sublimazione del pianto eterno, la celeberrima sequenza liturgica dello Stabat Mater attribuita a Jacopone da Todi, insieme preghiera del dolore e melodia dell’abbandono.
La sera a Mariotto si è già inoltrata nel suo sentiero più opaco e tormentoso, quando il maestro Nicola Cotugno arringa i fiati e gli ottoni della Filarmonica Bitontina nella scenografia del catino absidale su cui si staglia lo sguardo straziante dell’Addolorata.
L’atmosfera, curiosa e contrita, si adagia sulle note delicatamente affrante di una “Mater Lacrimosa” di Gregucci, eseguita dall’orchestra del maestro Cotugno con egregia disposizione armonica ed un surplus di pathos materno.
E nella susseguente lettura dello Stabat, da parte di Concetta Tatulli, preghiera e poesia, fuse ammirevolmente da Iacopone, diventano un’unica, sommessa pronuncia, rivolta alla Madonna quale Mater fons amoris, fonte d’amore cui chiedere di poter piangere insieme. Anche in “Giorno di dolore” di Amenduni il tormento sembra ritagliarsi la sua dimensione estatica, e l’afflizione, pur senza requie, si propone come accorato e intimo appello ad una pausa di riflessione, imposta da una certa qual dignità della sofferenza. La malinconia si ammanta di un alone di decoro, di una compostezza nella pietà, che promana dalla “Mater Pietatis” di Cotugno e che culmina nella tribolante e acuta espressione di pena della “Marcia Funebre n.14” del Carelli, a giusto titolo inserito nella silloge dei “Cantori del dolore”.
A suggello della coinvolgente serata musicale, Mariella Liso ha letto i versi della poesia vernacolare bitontina “Re Mestèire” del grande poeta Giuseppe Moretti, dedicata al rito dei Misteri il Venerdì Santo a Bitonto, sempre vivo e carico di antica suggestione devota.
Infine, il maestro Cotugno ha voluto ringraziare il comitato feste della parrocchia di Maria SS. Addolorata di Mariotto, per l’ennesimo invito ricevuto, quale attestazione di stima e amicizia accordatagli.