I fecondi rapporti tra la cultura meridionale italiana e l’America non sono mai stati studiati approfonditamente. L’apporto dei nostri musicisti alla formazione della musica del nuovo continente non dovrebbe essere sottaciuta.
Ora, nella
ricerca un po’ folle di ritrovare le tracce di un mio antenato musicista (Francesco Curci) che
pare abbia tenuto dei concerti a Philadelphia, mi sono imbattuto nella storia
artistica di Filippo Trajetta o meglio Philip Trajetta, figlio dell’illustre
Tommaso, che quasi non conobbe (il padre morì infatti due anni dopo la sua
nascita).
Filippo è nato a Venezia l’8 gennaio 1777.
Anche se la musica era il suo destino, la sua vera vocazione era quella rivoluzionaria. Si trova invischiato con impeto giovanilenel 1799 nella rivoluzione contro il re Ferdinando IV di Napoli.
Purtroppo la repubblica fu soppressa nel
sangue, ma fortunatamente il nostro fu arrestato per essere stato l’autore di diversi inni
patriottici anti-monarchici.
Scontò
otto mesi di carcere, prima di fuggire da Napoli e con un passaporto tedesco
riuscì ad emigrare in America sulla nave del generale Darby.
Terminata la carriera rivoluzionaria,
l’arrivo in America segnò il vero
inizio della sua carriera musicale.
ABoston, in Massachusetts,si stabilì per due anni.
Con i musicisti Mallet e Graupner
fondò il Conservatorio Americano all’inizio del 1801.
Nello
stesso anno si trasferisce a New York, dove si pensa abbia scritto un certo
numero di oratori e la prima opera composta in America: Le
Maschere veneziane.
Ha diviso il suo tempo tra New York e
in diverse località del Sud per i primi due decenni del XIX secolo. Era un direttore di teatro a
Charleston, South Carolina per un periodo di tempo.
Nella prima metà degli anni 1820,
Traetta si trasferì a Philadelphia, che divenne la sua sede permanente. Nel
1828, ha fondato l’American Conservatory. I
suoi oratori Gerusalemme in affliction e Lafiglia di Sion sono stati eseguiti a Philadelphia nel
1828 e 1829 rispettivamente.
Traetta
ha dato lezioni di musica e condotto spettacoli musicali fino ai suoi ultimi
giorni.
Non si sa per certo se abbia avuto un figlio o una figlia adottiva (di nome Francesco o Francesca), che pare abbia dovuto cambiare cognome in Draetta per poter rientrare in Italia, stante il divieto di rimpatrio per il padre “rivoluzionario” e la relativa discendenza.
Filippo Traetta è morto
a Philadelphia il 9 gennaio 1854.
Sconosciuto in Italia, è stato riscoperto in
America.
Otto Albrecht ha scritto
che le sue composizioni per archi, composte a Philadelphia, sono state
ingiustamente dimenticate.
Tutti gli spartiti di questo musicista sono in America ed alcuni sono attualmente disponibili grazie allo studio del Professor Franco Sciannameo, che insegna presso la prestigiosa Università Carnegie Mellon di Pittsburg. (Franco Sciannameo, Filippo Trajetta-Un musicista italiano in America, Adda Editore).
Di lui si ricordano le opere “The Venetian Maskers”, “Ero”; gli oratori “Jerusalem in affliction”, “The Daughter of Zion”; le cantate “The Christian’s Joy”, “Prophecy”, “The Nativity”, “The Day of rest”, “Washington’s Dead March”; inoltre i Quartetti strumentali e vocali.