Se Tokyo è la capitale amministrativa del Giappone, Osaka è la
sua capitale economica e commerciale, sin dall’antichità. I suoi due porti,
infatti, sono stati storicamente importanti per gli scambi commerciali con i
paesi vicini, specialmente Cina e Corea.
Seconda per numero di abitanti, dopo Tokyo, durante il giorno, e terza,
durante la notte, la città è ubicata a pochissimi chilometri da Kyoto,
nell’isola di Honshu, stretta tra i fiumi Yodo e Yamato. Si affaccia sul Mare
Interno di Seto, che un tempo la sommergeva.
La prima impressione agli occhi dei visitatori, confermata anche da
molti giapponesi, è che la città di Osaka, al cospetto di Tokyo, Kyoto e altre
mete non abbia moltissime attrattive. In una giornata è possibile visitarla,
secondo i pareri degli autoctoni.
Certo, vi sono templi e santuari antichi, come il tempio Shitenno-Ji,
con la sua pagoda a cinque ordini, risalente al IV secolo d.C., vicino la
stazione di Tennoji, una delle principali del paese, o il grande santuario di Sumiyoshi,
IV secolo d.C.. Vi è, inoltre, un importantissimo castello, noto appunto come Castello
di Osaka, la cui edificazione è iniziata nel 1583. Costruito su un’altura,
l’edificio, con i suoi cinque piani, domina il parco circostante e la città, il
cui skyline è visibile dall’ultimo piano. E’ circondato da un enorme fossato
pieno d’acqua, da cui emergono le possenti mura fortificate che racchiudono il
parco. Quest’ultimo, molto frequentato dai cittadini per passeggiate e pic-nic,
ospita numerose feste, specialmente in primavera, con la fioritura dei ciliegi.
Il castello, in lingua locale Osaka-Jo, è importante dal punto di vista
storico in quanto ebbe un ruolo importante nell’unificazione del paese nel XVI
secolo. Costruito dai signori feudali del clan Toyotomi, dopo una sanguinosa
guerra nota come “assedio di Osaka”, fu conquistato dal clan
Tokugawa, che sconfisse l’avversario costringendo il damyo Toyotomi Hideyori a
suicidarsi. Lo scontro pose fine al breve dominio dei Toyotomi, aprendo la
strada ai Tokugawa, che dominarono il Giappone per circa 250 anni, fino alla
restaurazione imperiale (Restaurazione Meiji).
L’interno del castello è adibito a museo e ricorda quell’importante fase
della storia nipponica attraverso materiale video, plastici della battaglia e
reperti come pergamene firmate dai damyo, antiche armature dei samurai, armi
utilizzate, arredi interni e riproduzioni artistiche.
Tuttavia, la gran parte della città è moderna e industriale, piena di
grattacieli e non molto ricca di storia. Di giorno tra le zone più frequentate
vi è Namba, piena di negozi. La notte la città si anima nel quartiere diDotombori, pieno di locali e di ragazzi che qui vi trascorrono le serate
in compagnia. Il quartiere è molto caratteristico per le fantasiose e luminose
insegne dei ristoranti. Passeggiando per le vie della movida, infatti, la cosa
che più balza agli occhi sono queste ultime, del resto frequenti anche a Tokyo.
Enormi granchi che sovrastano l’entrata di ristoranti di una catena la cui
specialità sono appunto i crostacei; una gigantesca mano che sbuca dal muro per
afferrare un pezzo di sushi; Polpi, draghi o grandi faccioni umani dalle espressioni grottesche; o un enorme pesce palla in carta per indicare che
nel locale è servito il fugu, celebre pietanza giapponese nota per la
sua pericolosità. Il pesce possiede una vescica che, se tagliata, provoca la
fuoriuscita di un potentissimo veleno, letale per l’uomo (basta un
milligrammo). Per la sua preparazione sono necessari strumenti particolari e
cuochi con grande preparazione che sappiano tagliare le carni senza toccare la
sacca contenente la tetrodossina. E questo lo rende un piatto molto costoso.
Osaka è anche famosa per la gastronomia. È considerata la capitale della
buona cucina nipponica. «Eat, eat, eat» («Mangia, mangia, mangia»
in italiano) è il consiglio dato da alcuni giapponesi incontrati alla domanda:
«Cosa fare a Osaka?». Un piatto tipico è l’Okonomiyaki, detta
anche “pizza di Osaka”, una deliziosa pietanza agrodolce che
comprende tra gli ingredienti acqua, farina di grano, uova, foglie di verza e,
a seconda dei gusti, carne, seppie, gamberetti, polpo, verdure. Talvolta è
cucinato con il teppan, un tipo di cottura tipico della cucina locale,
che consiste nel cuocere e mangiare nello stesso piatto. I ristoranti che ne
sono dotati, infatti, hanno tavoli con una piastra centrale. Ai clienti sono
serviti gli ingredienti (già lavorati, ovviamente). Spetta a loro, dunque,
mischiarli e lavorarli per ottenere il prodotto finito e poi gustarlo.