Si
sono date appuntamento in Biblioteca per fare il punto sull’anno
scolastico appena passato e per ringraziare l’amministrazione
comunale, rappresentata dal vicesindaco Rosa Calò.
La
carta d’identità dice che sono docenti (anzi, ex, perché
da qualche anno si godono la pensione), ma in realtà sono angeli
custodi.
Si,
perché Gianna Sammati, Pasqua Tricarico, Pina Cariello, Erminia
Campaniello, Tonia Saracino, Bruna Boccuzzi, Vanna Lovero, Pasqualina
Piglionica, Antonia Saracino, più che semplici insegnanti sono
diventate – in realtà lo hanno fatto benissimo anche prima –
guide attente e sicure di giovanissimi studenti dalla situazione un
po’ particolare e difficile.
Accade,
infatti, che in modo gratuito e volontario queste donne, in accordo
con gli istituti scolastici bitontini, i presidi e gli insegnanti
stessi, abbiano accompagnato durante tutto l’anno scolastico alcuni
ragazzi a serio rischio criminalità, con alle spalle famiglie
disagiate o magari che hanno difficoltà di apprendimento.
«L’idea
– afferma Gianna Sammati – nasce circa tre anni fa, quando
ci siamo insediati come Comitato della legalità, e abbiamo cercato
di capire come essere utili per le scuole nel combattere la devianza.
Abbiamo incontrato l’allora commissario di Pubblica sicurezza
bitontino Francesco Triggiani che ci ha detto come a 16 anni un
delinquente è già formato. Bisogna, allora, agire già nella scuola
dell’obbligo, quindi primaria e media inferiore, e così abbiamo
fatto».
Ecco,
allora, che le 9 docenti si sono adeguate alle necessità e ai
bisogni dei singoli istituti scolastici, hanno firmato un protocollo
d’intesa e si sono messe al lavoro. Senza togliere alcunché ai
docenti di sostegno o alle cooperative impegnate nei progetti
Pon.
Ciascuna
aveva 1 solo alunno, o anche 2-3 per volta.
Poco
importa, perché quello che è nato con i ragazzi è stato un
rapporto di vita, di fiducia, di crescita personale, di superamento
di qualunque tipo di ostacolo.
Insomma, psicologhe che parlavano dritte al cuore.
C’è
stato, per esempio, un profugo sirio-iracheno di 11 anni arrivato a
luglio scorso che sapeva parlare pochissimo in italiano. Adesso, a un
anno di distanza, i progressi sono stati davvero tanti.
Ma
più che i singoli casi, è altro che deve far riflettere.
Positivamente,
si intende.
«La
cosa più incredibile – sottolineano le maestre – è lo
splendido rapporto che si è creato con gli alunni, perché quando
purtroppo eravamo assenti o in leggero ritardo, erano loro a chiedere
ai collaboratori scolastici che fine avessimo fatto. Hanno affrontato
questo percorso non sentendosi inferiori agli altri, ma come se
fossero dei privilegiati riempiendoci veramente d’orgoglio».
L’iniziativa,
ovviamente, insisterà anche il prossimo anno scolastico, «e
speriamo – auspica Sammati – che il nostro numero possa
aumentare, perché soltanto in questa maniera possiamo aiutare gli
ultimi».
Tu
chiamale, se vuoi, angeli custodi…