Nella processione del Venerdì Santo, curata dall’Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio, gli occhi attenti dei cittadini stanno ammirando un nuovo trofeo che custodisce il Legno Santo.
La macchina processionale è stata interamente realizzata dall’ing. Vitantonio Vacca, uno dei fondatori di FabLab sul territorio bitontino, con la collaborazione del dott. Antonio Sicolo, esperto in beni culturali.
Si sono occupati rispettivamente uno del carattere tecnico-tecnologico e l’altro di quello liturgico.
I lavori sono stati portati avanti nella meravigliosa cornice della Chiesa di San Gaetano, grazie al prezioso contributo del consiglio direttivo della confraternita di San Giuseppe.
A tal proposito, «è stato emozionante, dopo dieci anni dalla sua chiusura –hanno raccontato, Antonio e Vitantonio, ai nostri taccuini-, rientrare in questa Chiesa. Soprattutto, è stato bello riaprire le sue porte, durante il Giovedì Santo, per la traslazione del trofeo nella Chiesa del Purgatorio».
Nel complesso teatino sono stati sempre presenti: il signor Franco Vacca che ha contribuito alla realizzazione del trofeo; Domenico Lucarelli e Luigi Cuoccio che si sono occupati dell’impianto elettrico; le sarte Felicietta Acquafredda e Maria Giovanna Muschitiello.
«Abbiamo risposto all’avviso pubblico –continua, così, il racconto dei due ideatori del progetto- diramato dall’amministrazione comunale e dalla stampa. Attraverso un approccio multidisciplinare e sinergico, è nata l’idea della realizzazione di una macchina processionale in stile barocco che potesse custodire il Legno Santo».
«Al momento della decisione, fortemente sentita, di cimentarmi in questa esperienza nuova per me –ha aggiunto Vitantonio-, ero in Spagna. Sono rimasto affascinato dalla predominante colonna tortile iberica, chiamata columna de Salomon o de Dios. La storia ad essa legata mi ha spinto a proporre la ripresa di tali colonne».
E’ stato tramandato che Dio avesse concepito il disegno delle colonne del Tempio di Gerusalemme, che lo avesse trasmesso a Davide, che, a sua volta, lo fece realizzare dal figlio Salomon. Le quattro colonne della pergula sono state riprese per ricoprire la prima basilica costantiniana di San Pietro e, poi, da Bernini per il suo baldacchino.
La tradizione del trofeo che custodisce il Legno Santo, inoltre, prevede la costruzione di una macchina processionale rivestita da fiori freschi e, in parte, di carta. Negli ultimi anni, sono stati realizzati anche trofei privi di fiori come quello che stiamo osservando, questa sera, in processione.
«Abbiamo coniugato la tradizione con l’innovazione. Infatti –ha spiegato Vitantonio-, si parla di un prodotto dell’artigianato digitale. L’unica tecnologia che consente di produrre colonne tortili scanalate e rastremate, oltre che capitelli compositi, è la stampa 3D».
«Per questo l’abbiamo adottata, grazie al rifornimento gratuito dei mezzi da parte del FabLab, insieme a quella della scansione laser. Quest’ultima è stata impiegata per la realizzazione dei puttini che si trovano in asse sia sul prospetto principale che posteriore».
I puttini riproducono, in scala 1:1, fedelmente quelli in cartapesta e tardo-ottocenteschi del presepe di San Francesco di Paola di Bitonto.
«In perfetto stile barocco –ha concluso l’esperto in beni culturali-, sono stati utilizzati materiali meno pregiati, come la plastica, che hanno subìto un trattamento superficiale. Il trofeo ricorda il baldacchino di Bernini, sito nella Basilica di San Pietro a Roma, ma con alcune modifiche».
Ad esempio, «il tetto tutto in legno del baldacchino è stato sostituito con una mantovana in velluto rosso, colore liturgico del Venerdì Santo perché ricorda il sangue che Cristo ha versato sulla croce. Al centro del tetto, vi è una raggiera che, diversamente dall’originale, riprende quella dell’immagine del Sacro Cuore di Gesù, sita nella Chiesa di San Francesco di Paola a Bitonto».
Sul paliotto d’altare, rigorosamente rettangolare come vuole la tradizione romana, insiste il simbolo dell’ XP, in greco Christos, fiancheggiato da A e ? che alludono al Cristo inizio e fine.
Una tovaglia bianca riveste la mensa, sulla quale ci sono quattro candelieri, al centro dei quali si erge la preziosa stauroteca argentea del Legno Santo.