Era il 13 novembre scorso quando la Francia, l’Europa,
il Mondo, ha pianto 130 creature, vittime di un attentato terroristico.
Con il cuore pieno di sgomento, il mattino successivo,
in una piccola classe della scuola elementare “N. Fornelli”, 24 bambini
rispondevano all’appello emotivo della loro maestra.
Alla domanda “Come
stai”, i fanciulli rispondevano “Abbiamo
paura di perdere la nostra casa, i nostri genitori, la nostra serenità, il
nostro futuro”. Allora uno di loro propose alla docente di mettere da parte
l’informazione, i giornali, e di cominciare a costruire la speranza.
Una speranza che si tramuti in una corsa verso il
futuro, affinché le ferite diventino feritoie di luce, per resistere alle
brutture d’ogni giorno diventando resilenti.
Così, ieri sera sul palco del Teatro “Traetta”, i
bambini della IV E, guidati dalle maestre Mariangela Ruggiero e Anna Salierno,
hanno portato il loro messaggio di pace, la loro filosofia di non violenza.
I piccoli hanno recitato testi tratti da “Il mito di follia e amore”, dal romanzo
di Malala Yousafzai, vincitrice del Nobel per la Pace nel 2014, la lettera del
marito di una vittima di Parigi, a cui sono stati alternati canti e filmati
tratti da Tg e film.
Da “Everybody
Hurts” (REM), a “Imagine”,
passando per “Esseri umani”
(Mengoni), terminando con “The Prayer” (Bocelli with Dion), i ragazzi
hanno cantato accompagnati dal soprano Teresa Tassiello e da una band d’eccezione
composta da Francesco Armenise, Stefano Galizia e Michele D’Ambrosio.
“Affrettiamoci ad
amarci”, hanno detto accorati sul finale, ricordando il discorso sulla
Felicità di Roberto Benigni: “Ci amiamo
sempre troppo poco e troppo tardi. Cercatela, tutti i giorni, continuamente.
Chiunque mi ascolta ora si metta in cerca della felicità. Ora, in questo
momento stesso, perché è lì. Ce l’avete. Ce l’abbiamo. Perché l’hanno data a
tutti noi. Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli. Ce l’hanno data in
regalo, in dote. Ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto come fanno
i cani l’osso, che lo nascondono. E molti di noi lo fanno così bene che non si
ricordano dove l’hanno messo. Ma ce l’abbiamo, ce l’avete. Guardate in tutti i
ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima. Buttate tutto
all’aria. I cassetti, i comodini che c’avete dentro. Vedrete che esce fuori.
C’è la felicità. E anche se lei si dimentica di noi, non ci dobbiamo mai
dimenticare di lei. Non bisogna mai aver paura di morire ma di non cominciare
mai a vivere davvero” .
Per questo quest’anno a Natale “non vogliamo regali, giocattoli e cianfrusaglie, vogliamo l’abbraccio
dei nostri genitori, i loro rimproveri, i loro sorrisi. Vogliamo essere felici,
vogliamo correre ad amarci”.
Il ricavato della serata è stato devoluto alla Consulta
del Volontariato.