Memoria, fedeltà e profezia.
Queste le tre parole che hanno caratterizzato e
caratterizzano l’azione della Fondazione
“Opera Santi Medici Cosma e Damiano – Bitonto”. Queste le tre parole usate
come titolo dell’incontro organizzato dalla ONLUS per festeggiare i suoi 20
anni.
Dopo il saluto del vicario generale Mons. Mimì Ciavarella e del sindaco Michele Abbaticchio, ieri sera sul palco dell’Auditorium “Emanuele
e Anna Degennaro” si sono alternati i principali responsabili del successo
della Fondazione e dei suoi tanti servizi.
Ad aprire l’incontro, la memoria, affidata a Giovanni Vacca.
«Memoria significa rivivere nel presente il
passato. Per dirla con uno slogan: quando “allora” diventa “ora”» ha spiegato il responsabile amministrativo della
Fondazione, ricapitolando i momenti salienti della sua vita.
Una serie di traguardi raggiunti a partire da quel 18
novembre 1993, data in cui Mons. Mariano Magrassi siglò l’atto notarile di
costituzione dell’Opera Santi Medici Cosma e Damiano.
«Per avviare l’attività, era necessaria una somma
di denaro che il Santuario offrì».
E quel
seme, gettato in un terreno fecondo, ha portato alla nascita di strutture che
rispondessero alle necessità del territorio.
Tra queste anche la Casa Alloggio “Raggio di Sole” per
malati di AIDS sotto la responsabilità di Fiorella
Falcone.
«Ci facciamo carico nella loro complessità di
persone tenute ai margini della società per spingerle a prendere in mano la
loro vita e cambiarla» ha
affermato la dottoressa, mostrando i dati della sua attività.
Tutelare i diritti del morente, invece, la mission dell’Hospice
“Mons. Aurelio Marena” che dal 2007 ha creduto nelle cure palliative.
«La nostra equipe dedicata, formata e sorretta ha
potuto conoscere ben 2907 storie di malati terminali assistiti in struttura o a
domicilio» ha affermato Tommaso Fusaro, direttore sanitario
dell’Hospice.
1042, però, le persone che non hanno ricevuto l’aiuto
necessario perché affidate alle cure palliative solo negli ultimi giorni di
vita.
«Coniughiamo scienza e carità» ha concluso.
I responsabili dell’Area Culturale Educativa e Progettuale Marina Brandi ed Emanuele Abbatantuono hanno invece posto l’accento sull’educazione
dei giovani, atta a scongiurare la devianza e l’abbandono scolastico. A questi
servizi si è aggiunta anche la mensa, le attività ludico-ricreative, il Trofeo
School Cup.
Importante anche la formazione resa possibile dal Servizio
Civile e dai Tirocini formativi universitari.
L’inclusione sociale e lavorativa ha poi dato la spinta per
stipulare un accordo con il Tribunale, al fine di permettere ai detenuti di
scontare il resto della loro pena con i lavori socialmente utili. Creata
inoltre la Festa dei Popoli del 6 gennaio, in cui si può entrare in contatto
con le culture degli immigrati.
«La chiave per interpretare la storia della
Fondazione è data dal prete in crisi del film “Il villaggio di cartone” di
Ermanno Olmi: “Quando la carità è un rischio, proprio quello è il momento della
carità”. In questi 20 anni è sempre stato un rischio», ha spiegato il presidente don Ciccio Savino.
Esplorare, sognare e scoprire, i tre imperativi per il futuro
per il rettore della Basilica dei Santi Medici. Fedele dunque al proprio codice
genetico e valoriale, la Fondazione continuerà la sua attività ricordando
sempre di dare importanza ai poveri, risorsa e non problema della società.
«Così si costruisce la legalità del noi e non
dell’io» ha ricordato don Ciccio
Savino.
«Concludo con un augurio: in un mondo in cui i
punti di riferimento sono su ruote, facciamo camminare la speranza. Isidoro di
Siviglia diceva che “spes” (speranza) viene da “pes” (piede). Risiede nei piedi
dei pellegrini, nei nostri piedi. E la speranza ha due figli: l’indignazione
per come vanno le cose e il coraggio per cambiarle. Cambiamo la storia prima
che ci travolga e cambi noi. La storia si governa».
A seguire, la presentazione del volume “Povero tra i poveri”.
Riprendendo nel titolo l’espressione cara a papa Francesco, nel suo libro, Angela Luiso ha raccontato questi 20
anni della Fondazione che lei stessa ha sostenuto.
A concludere la serata, il Gruppo Immagini, che già
tra i vari interventi aveva allietato i presenti con la sua musica, ha pensato
di riproporre “Meraviglioso” di Domenico Modugno.
Un inno alla vita, a vedere quanto di positivo ci offre.
Insomma una descrizione perfetta dell’operato della Fondazione.