La luce, nel buio.
L’ho incontrata ieri sera in piazza Cattedrale a “Piazza
dei sapori” e non erano di certo i fari di troppo.
C’era luce in una nonna che parlava emozionata dei
successi di suo nipote: e lo diceva con i gesti, con le parole, con gli occhi
luminosi. «A volte, lavorando non si
riesce a dare l’attenzione che vorremmo ai nostri figli così ti trovi a vivere
e rivivere la vita con i nipoti che ti riempiono il cuore di gioia».
E così, un passo dopo, un’altra piccola luce. Oronzo.
Un bimbo biondissimo, con gli occhi che sembravano due
fari per i cuori più bui e passeggiava tranquillamente tra i presenti con l’innocenza
e la disinvoltura che solo loro sanno avere.
Il merito è stato tutto della “poetessa del sole”: «Io che
mi fermo qui/ a scrivere/ mentre tutto vuol/ venire fuori» esordisce così l’omonima
poesia di Mariella Cuoccio, che ci ha
omaggiato dei suoi meravigliosi componimenti.
Un percorso sviluppato cogliendo quanto di più prezioso
la vita ci dona, ogni giorno. Questo è stato il tema seguito dal direttore
del “dabitonto.com”, Mario Sicolo,
che ha moderato l’incontro e scritto la prefazione al libro di Mariella Cuoccio “La vita oltre la vita”.
Una vita, quella di Mariella, che viene ripercorsa nelle fotografie vere, vissute autentiche come i suoi versi leggiadri «farfalla in greco si
diceva “psyche” – commenta il prof. Sicolo – parola che da una parte indicava il soffio vitale, quello che dona la
vita, dall’altra l’anima che lascia il corpo dopo la morte, quell’ombra che si
nasconde nei sogni più angoscianti».
Una farfalla, Sofia, bellissima bimba di Mariella «vola nei cieli infiniti/del cuore/per
elevarti a Dio/ e permettere alla tua anima/ di illuminarsi sempre più».
Creato e creature, uomini e la velocità dell’essere.
“Che
cos’è l’uomo?”
Mario Sicolo riecheggia etimologicamente ad «homo, legato ad humus che significa terra,
ed è da lì che nasce ed è lì che torna. È da humus che ha origine la parola
umiltà, ma l’uomo non ricorda più cos’è».
Pronta risposta quella della Cuoccio che racconta come «non riusciamo più a fermare il mondo. Non
viviamo più attimi e sensazioni. Così delle volte mi dico sempre “rallenta”».
Un augurio, un regalo e un’esortazione insieme regalano gli ultimi versi di questa suadente plaquette:
«Tu,
uomo, sei un essere speciale,/ completo di forma e amore. Tocca a te amarti e
rispettarti/ quando un giorno ti accorgerai di volare,/ solo allora saprai/ che
solo amore sarai/ e/ dei tuoi giorni trascorsi nel mondo/ il ricordo più bello/
avrai»
Il ricavato del libro sarà devoluto alla Fondazione Alessio Tavecchio, ragazzo divenuto paraplegico in seguito ad un incidente stradale e
campione olimpionico di nuoto, che porta avanti il progetto di aiutare chi come
lui ce l’ha fatta e lotta ogni giorno per essere e vivere nel mondo.