“E’
l’anima che te lo suggerisce. Non si può rinunciare… E’ linfa vitale. Passione
che scorre nelle vene”.
Comincia così il monologo di Milly, al mondo Milena
Achille, una delle protagoniste e regista dello spettacolo “Let’s Dance” messo
in scena dalla scuola di danza “Balletto In” di M.R. Cuoccio e la sua
collaboratrice A. Lauta.
Le parole hanno un senso, una loro dimensione,
esplicitano uno stato d’animo, una condizione che parla dell’essenza stessa
della sua vita, di una vita tutta protesa a cogliere il bello nelle movenze e
dalle movenze del proprio corpo, educato a ritmare ogni respiro, ogni sospiro,
ogni fremito di quelle agili membra.
Ascoltate, quelle stesse parole si
trasfigurano, si propagano nell’aria, fasciate di musicalità e colori, sino a
raggiungere ogni singolo cuore in attesa di percepire la dolce brezza che quel
messaggio porterà con sé.
Accarezzato da quella voce ferma, decisa, velatamente
melanconica, pregna di grande carica emotiva, ogni cuore, ogni anima, adagiati
su poltrone di velluto rosso, si lasciano dolcemente coinvolgere in questo
crescendo di suoni e parole che lasciano il fiato sospeso in una condizione
ansiosa che lievita sempre più, aspettando il prosieguo che si preannuncia
pregno di grande carica emotiva. E le aspettative non sono disattese.
“Hai quella valigia, la stessa di sempre. E’ il cassetto dei desideri, dei
lustrini, delle maschere. Un rituale unico. Sei sola davanti allo specchio con
lei ai tuoi piedi. Accendi i fari e… la vestizione ha inizio.
Ahhhhhhh
che delizia! Sei lì riflessa, con la tua vulnerabilità, le tue debolezze… e le
copri. Ti vesti in ciò che non sei. Trasformi te stessa in qualcun altro. E la
magia ha inizio.
La
platea intrepida attende. Un respiro, due…
Il
sipario è sull’attenti, aspetta quell’unico cenno di consenso e…la musica
avanza. Scandisce il tempo, il suo.
Inspiegabilmente
il tuo corpo segue le frequenze di quella melodia. Testa, braccia, gambe, piedi
si muovono leggiadri senza sbavature o cedimenti. Ore ed ore di lavoro alla
ricerca della perfezione. Tutti i tuoi sforzi racchiusi in un paio di eterni
minuti in cui tutto è surreale, in cui godi dell’intimità tra te, le note e la
platea.
Si
è accecati da quella luce mista a polvere. E’ un connubio magico. E’ come se
fossi in una nuvola trainata dalle stelle e, spinta dall’adrenalina mista a
paura, ottieni il risultato che speravi.
Non
si smette mai. Non puoi farlo. Devi darti totalmente alle emozioni.
Il
sipario pian piano avanza con la sua marcia e tutto diventerà senza senso,
senza colore. Intorno solo nero pesto, i fari di scena smontati e la polvere
che scappa dalle vie di fuga.
Il
tuo animo comincia a tremare. Nella tua mente scorrono tutti i movimenti
vissuti in quella sala. La fatica, la costanza, i pianti… E non ti rassegni,
hai ancora voglia di donare la tua arte.
Io
sono nata per questo e non posso fermarmi.
Ma
il tempo scorre…e per quanto non voglia, devi. Il dolore delle ultime note che
segnano la fine, ti trafiggono.
Un
duro colpo alle spalle…E non vuoi che finisca.
Ultimi
spasmi…ultimi respiri.
Meno
tre, due, uno.
Buio”
E
come non avvertire una leggera sensazione di brivido correre lungo la schiena
al triste canto di un cigno che racconta i suoi sogni gelosamente racchiusi in
una valigia come un emigrante che lascia la sua terra portando con sé brandelli
dei suoi vari amori!
Davanti allo specchio si appresta a trasformare il suo
essere ma non la sua anima, ad indossare quella maschera che la circostanza
richiede, per offrire alla platea l’opportunità di sperimentare nuove
esperienze sensoriali, emozionali.
E’ lì per questo, è ciò che si aspetta da
uno spettacolo e non va mai delusa. Anche il sipario attende che qualcuno dia
un ordine, mentre la musica scandisce il suo tempo. Istintivamente testa,
piedi, gambe e braccia riprendono vita, sincronizzandosi in movimenti leggeri e
soavi.
Come racchiusa in una bolla di sapone,
la novella libellula si libra nell’aria per vivere in una diversa
dimensione, in una “perfetta intimità tra te, le note e la platea”.
Si concretizza
così la magia del palcoscenico, tra scariche continue di adrenalina e paura, in
“un connubio magico tra luci e polvere”. Il sipario ritorna nella sua posizione
di attenti: è il momento del ricordo, del replay, di passare in rassegna tutto
ciò che è stato: l’ansia, la fatica, le lacrime.
La fine di uno spettacolo è
sempre un momento triste, per Milly è sofferenza allo stato puro. Il tempo
scorre e il momento di chiudere per sempre quella valigia con il suo prezioso
carico si avvicina sempre più.
“E non ti rassegni, hai ancora voglia di donare
la tua arte, io sono nata per questo e non posso fermarmi”. Un cigno rimane pur
sempre un cigno, con la sua bellezza, con la sua eleganza, con il suo splendido
manto bianco mentre scivola lento sulla superficie dell’acqua. E’ eterno, non
morirà mai perché ha trovato posto nel cuore degli uomini.
“E’
l’anima che te lo suggerisce. Non puoi rinunciare.”