La fragilità dell’ambiente culturale non ha tardato a manifestarsi durante l’emergenza coronavirus, in forme che vanno dal congelamento delle attività programmate, all’ardua pianificazione di un ristoro del settore colpito. Un intero ecosistema è rimasto per mesi in una penosa sospensione, senza che uno spiraglio di ripresa potesse dischiudersi. “Penso che vivere senz’arte sia molto triste”, ha detto il Mº Vito Clemente, direttore artistico e musicale del Traetta Opera Festival, nella serata del 18 Giugno scorso, a Bitonto, presso l’Atrio Episcopio della Cattedrale, che ha riaperto i battenti alla stagione concertistica dell’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari. “Siamo stati i primi a chiudere le attività e gli ultimi a ripartire”, riprende Clemente, tornando sull’importanza della ripresa del T.O.F. col concerto “Allegro ma non troppo”, testimonianza, sin dal titolo, dell’intimo fil rouge che tiene insieme l’entusiasmo della riapertura della stagione con il ricordo di chi non ce l’ha fatta e con la coscienza delle cautele da osservare ancora. Questo è un po’ il Leitmotiv degli interventi degli amministratori locali (sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, assessore al Marketing territoriale, Rino Mangini, direttore dipartimento turismo e cultura Regione Puglia, Aldo Patruno), nel corso della presentazione dell’evento presso la Biblioteca comunale. Si riparte, dunque, dal T.O.F. cioè da un’eccellenza della cultura del nostro territorio, inquadrata in una duplice ottica, locale (si pensi alla capacità degli eventi di rianimare i centri storici) e internazionale, attraverso la diffusione nel mondo degli artisti musicali pugliesi di cui oggi ancora poco si sa (Traetta docet), e sulle cui fonti si fa oggi un prezioso e inedito lavoro di esegesi, collazione, studio critico non solo in termini “rivendicativi” di una paternità, ma anche di corretto inquadramento storiografico dei Nostri. Il concerto stesso ha voluto, in fondo, offrire questa precipua chiave di lettura del progetto Traetta: l’identità culturale, e il musicista di vaglia, da far uscire dal guscio regionale ed offrire, senza improvvisazioni, anzi con acribìa filologica, alla critica, alla curiosità e alla mera fruizione mondiale.
Nell’Atrio Episcopio della Cattedrale, seggiolini rigorosamente distanziati, controlli all’ingresso, gli orchestrali (mancavano i fiati) ad un metro gli uni dagli altri, il direttore a due da loro: nell’aria un respiro di serena consapevolezza, una compostezza simile ad un raccoglimento interiore hanno nutrito l’attesa del concerto, che ha esordito con le atmosfere compìte dell’Andante sostenuto da un quartetto, di Filippo Traetta, il Phil Trajetta degli americani. Ed ha proseguito con Teddy Bear, versione per archi, di Leonardo Furleo Semeraro, autore contemporaneo, in un diverso registro stilistico che si è fatto apprezzare, quale pezzo di libera e assoluta creazione, per immediatezza e originalità di messaggio. Notevole qui, per trasporto simpatetico e disinvoltura di gestualità, la direzione di Clemente. Come apprezzate dal pubblico sono state pure le revisioni, curate dal direttore per il Centro Studi Traetta, del compositore bitontino, l’ennesimo degli ingiustamente oblïati, Pasquale La Rotella, primo direttore del Liceo Musicale Piccinni: Loure e Rêve d’enfant s’abbandonano ad intense sonorità da cui promana una vera e propria mistica dei sentimenti. Ernani Aguiar, brasiliano, ha sempre guardato all’Italia, e a Firenze in particolare, come alla patria della musica. Quivi ha studiato e scritto i Quatro Momentos n. 3, del primo dei quali (Tempo de Maracatù) si è chiesto il bis! A suggellare la serata in musica ci ha pensato l’autore più conosciuto a livello cinematografico che è Ennio Morricone, Suite da Marco Polo; I Promessi Sposi (La monaca di Monza – Violenza e saccheggio); C’era una volta il West; Il buono, il brutto e il cattivo (Finale – L’estasi dell’oro), trascrizione del grande amico del direttore Clemente, sempre formidabile nei suoi arrangiamenti, Vincenzo Anselmi. “Un programma molto rappresentativo del Traetta Opera Festival”, ha tenuto a precisare Clemente.
I classici hanno questo destino, di esser vecchi senza invecchiare mai, un po’ come la cultura, la musica. Anche i più ritrosi si convincano: il Covid-19 avrà pure distanziato i seggiolini del concerto ma ben difficilmente terrà la gente distante dalla cultura.