Tradizione e innovazione sono spesso in connubio e un esempio è rappresentato dall’organizzazione della festa patronale in corso.
In tale contesto, oggi sarà possibile prendere visione della nuova base della Madonna Immacolata prodotta dal dott. Antonio Sicolo, esperto in beni culturali, e dall’ingegner Vitantonio Vacca, componente dell’ente locale del FabLab, in collaborazione con il valente fabbro Pasquale Moretti e di Arcangelo Pice, curatore dell’aspetto lumino-tecnico .
L’incarico è stato affidato loro dal Comitato Feste Patronali – Maria Santissima Immacolata nella persona del presidente Nicola Pice.
«L’idea è nata da entrambi –hanno raccontato ai nostri taccuini Antonio e Vitantonio- dopo la realizzazione del Legno Santo che giocava sull’ispirazione di un monumento che racchiudesse scultura e architettura. Con la base della Madonna ci siamo rifatti ad una fonte icono-topografica bidimensionale, cioè la veduta della città di Bitonto eseguita da Giovan Battista Pacichelli nel 1703».
Tale è l’anno anche della proclamazione ufficiale del primo patronato della Madonna.
«Abbiamo voluto trasportare la veduta pacichelliana in un plastico che segue la medesima prospettiva a volo d’uccello non senza l’idealizzazione di alcuni complessi architettonici».
«Tale trasposizione si ispira alle tante simili rappresentazioni come quella del Carlo Rosa nel XVII secolo o di Altobelli nel XVIII, di Gennaro Donna nel XX, il famoso quadro del Miracolo che viene scoperto in Porta Baresana e il mosaico presso la Basilica dei SS. Medici».
Nella rappresentazione del Miracolo, questi artisti hanno inserito lo sfondo di Porta Baresana labita lateralmente: alla destra, dal Torrione; a sinistra, dalla prosecuzione delle mura (oggi, via Mateotti). Nella parte retrostante, sono collocati i monumenti simbolo di potere laico, il Palazzo Sylos-Calò, ed ecclesiastico, il lato settentrionale della Cattedrale con il transetto e il campanile.
Da un punto di vista iconografico, la nuova base della Madonna riprende un topos consolidato da secoli e, invece, per la tecnica esecutiva, si rinnova con la stampa 3D.
«La fonte settecentesca a cui ci siamo ispirati –ha spiegato l’esperto in beni culturali- è anche topografica per l’intenzione del re di Napoli di censire la conformazione urbanistica delle città del Regno e di quelli che erano i luoghi forti, nel caso della nostra Bitonto del Torrione angioino, Porta Baresana e mura».
Antonio e Vitantonio hanno ripreso la funzione processionale che ha come problematica l’armonizzazione tra la seicentesca scultura della Madonna e il plastico della città, che affonda le sue origini nella statuaria sei-settecentesca dei Santi patroni dell’area di Napoli e Regno.
Mentre a Bitonto la base dell’Immacolata così realizzata è una novità, non lo è in Puglia dove si conoscono casi come quello della statua argentea settecentesca della Madonna della Madia di Monopoli.
«La prima fase della lavorazione della base –ha precisato l’ingegnere- è stata dedicata alla modellazione in ambiente digitale della veduta bidimensionale del Pacichelli. Dal punto di vista metodologico, sono state utilizzate le tecniche della geometria proiettiva per costruire il modello tridimensionale, la tecnologia del 3D printing per passare “dal bit agli atomi” e realizzare il prodotto in resina».
«In termini di principio, ricordando i mondi di Flatland e Spaceland immaginati dallo scrittore Edwin Abbott Abbott, in “A romance of many dimension” del 1884, si è inteso passare dalla rappresentazione in due dimensioni ad una spaziale a tre dimensioni».
La seconda fase della lavorazione è stata quella volta all’uso della tecnologia della prototipazione additiva grazie alla quale è stato realizzato il plastico e l’ultima alla post-produzione, cioè quella delle superfici carteggiate e lavorate per ottenere l’effetto argenteo.
«E’ stato fondamentale l’aiuto di FabLab, che ci ha fornito gratuitamente gli strumenti –ha concluso Vitantonio-. Dopo la realizzazione del Legno Santo, ci siamo subito dedicati a tale progetto che ci ha tenuto impegnati una ventina di giorni».