Ciò che vede l’occhio umano non basta più. E forse, la
ricetta alla crisi della carta stampata potrebbe essere la realtà aumentata.
Animazioni 3D avanzate software specializzati, scanner
che permettono di riprodurre la geometria di un oggetto, “Google Glass”,
smartphone, tablet, lenti a contatto e tecnologie sempre più avanzate per poter
accedere a contenuti apparentemente invisibili di un giornale.
È questa la “realtà
aumentata” di cui hanno parlato Italo
Spada del consorzio CETMA, Giuseppe
Morea, multimedia director di “imood” e Vincenzo Recchia direttore creativo di “Pool”, durante il terzo
incontro del “L.ink Festival”.
Fa paura solo a pensarci. Noi non bastiamo più,
non bastano più i nostri sensi, i nostri sguardi. La soluzione alla crisi dell’editoria
e della carta stampata potrebbe essere un ampliamento di quello che siamo:
basterà poggiare cellulari sugli articoli per veder apparire video, mappe,
contenuti extra che daranno più informazioni al lettore e daranno una nota di
immortalità alla giurassica carta.
«I
bambini da 0 a 3 anni – sottolinea Recchia – non hanno concezione di cosa sia un mouse.
Sono abituati a schermi sensibili, i ragazzi tra i 12 e i 18 anni difficilmente
approfondiscono le notizie sfogliando un libro. Dobbiamo far fronte a questa
realtà e trovare un modo per dare strumenti di approfondimento senza
tralasciare la tecnologia».
Ma c’è ancora crede che della mappa degli scontri in
Afghanistan che vien fuori da un cartaceo non interessa nulla: «A me interessa far sentire il dolore che ha
un proiettile che ti entra nel fegato – ha detto Antonio Barrese, artista italiano di arte cinetica -. L’informazione
è fatta della Forma (con la F
maiuscola) che gli si da: tutto è culturale, persino la percezione, nulla è
dato, tutto diventa e il compito del giornalista è proprio questo. Dare forma e
percezione al lettore».
Parte, così, un lungo racconto attraverso i libri
miniati, prima forma di narrativa visuale, passando per il futurismo e la
poesia visuale, fino ai pc.
Se nel tempo parola e immagine si sono allontanate ora
stanno vivendo una fase di riaggregazione.
E poi una raccomandazione per i giornalisti: «Non
confondete mai il vostro lavoro con quello dei tecnici. Michelangelo era
diverso dalla persona che faceva per lui lo scalpello. Dovrete controllare il
tecnico che lavora per voi: deve interpretare i vostri bisogni».
Barrese conclude: «Seguite
la strada della “Grande bellezza”, fate del vostro lavoro una missione di vita,
la tecnologia può essere devastante senza un progetto…».