Invece,
proprio la chiesa cattolica, che con le sue scuole, con il lavorìo certosino
dei Monaci Impegnati nei Conventi, Sparsi in europa, a Salvare i Grandi
Capolavori Letterari, Filosofici, Scientifici della Classicità (qualche volta,
distorcendoLi “pro domo sanctae
catholicae ecclesiae”. Ma sarà Affare di Lorenzo Valla e degli Umanisti Riportare all’Originale i testi,
ingenuamente, contraffatti), appiattendosi con volgare, insistita pervicacia
sulla pigrizia intellettuale delle amorfe masse plebee, ha contribuito a
mettere in ombra la illuminante, splendida Razionalità della Lingua Latina ché
la liturgia cattolica è, sarà officiata nelle lingue nazionali e il Canto Gregoriano, spesso vittima di
luoghi comuni, è stato, è, inspiegabilmente, considerato un ostacolo alla
partecipazione attiva del credente al mistero dell’eucarestia.
Il canto liturgico, ribadisce ratzinger, deve nascere dalla Parola e mettersi
al suo servizio.
Per quanto riguarda il Canto Gregoriano la fonte alla quale si sono rifatti gli
antichi compilatori è stata la “sacra scrittura” e tra i libri di
essa è stato privilegiato il “salterio”, il “libro dei salmi”.
La Parola, al cui servizio deve
MetterSi il Canto Gregoriano, Convoglia in Essa le parole, la grammatica, la
sintassi della Lingua Latina e questa Lingua, che, a mo’ di scrigno, contiene
il Prezioso Tesoro del Canto Gregoriano (Musica come Arte vera, Santa,
Universale), doveva essere Proposta a tutte le plebi cattoliche, più che
mettere, rapidamente, in secondo piano, vista la difficoltà di rendere
Universale il Possesso della Lingua Latina, il Canto Gregoriano, sì da farLo
scomparire, quasi completamente, dalla scena liturgica.
Infatti, nonostante i padri conciliari del “vaticano II” avessero prescritto
(sesto capitolo della costituzione “sacrosanctum
concilium”) al paragrafo 116, intitolato ”Canto gregoriano e polifonico”:“La Chiesa riconosce il canto gregoriano
come canto proprio della liturgia romana; perciò, a parità di condizione, nelle
azioni liturgiche, gli si riservi il posto principale”, nella fase
successiva al “concilio” le conferenze episcopali, demagogicamente, favorirono,
nel tentativo di suggestionare, temporaneamente, i fedeli “per dovere civico”
e, come intrattenimento superficiale, un guazzabuglio musicale con testi in
lingue moderne con forme vicine al “pop”, al “rock” e alle squallide, banali
“strimpellature” della cosiddetta “musica leggera”.
”Contra”,
il Canto Gregoriano è un Canto Liturgico, solitamente, Cantato da un Coro o da
un Solista o, spesso, dallo stesso Celebrante con la Partecipazione di tutta
l’Assemblea Liturgica. E’ Orientato a Sostenere il Testo Liturgico in Latino.
Deve essere Cantato “a cappella”, cioè senza l’accompagnamento strumentale, ché
ogni armonizzazione, pur discreta, altera la Struttura e le Finalità di questa
Musica.
Quale
scandalo, quale delitto!
Per
le volte delle chiese, delle superbe cattedrali affrescate di Suprema Bellezza
Concepita, Realizzata da Grandi Artisti la cui Fama ha Superato il logorio del
Tempo, non più la Musica Inscritta nella Parola di cui, secondo Agostino,
Cristo fu il Primo Cantore, “sed” rumori di chitarre, grugniti rockettanti di
fanciulli e di vecchi, “una fhilistinorum
facies”, per Parafrasare Giovenale,
avidi di inanimati per imprigionarli con manette mentali e renderli
sudditi della voce del padrone di turno.
Specie,
nell’italietta dove ”a dirsi non
cattolici sono pochi e a non esserlo quasi tutti…(Di sicura fedeltà cattolica
resta tuttavia, tra pentiti e irriducibili, la benemerita associazione “Cosa Nostra”).
Così Parlò Guido Ceronetti!