Austera.
Magnifica.
Silenziosa.
Si presentava così la Cattedrale di Molfetta giorni fa per la replica dello “Iuxta Crucem Lacrimosa”.
Il coro, cinto dalla balaustra marmorea, era ospitato
tra gli stalli lignei, quasi come un tornare indietro nel tempo, nei secoli.
Alle spalle appariva maestoso l’altorilievo raffigurante
l’Assunzione di Maria…
Ed è proprio di qui che parte il nostro racconto, da
Maria.
La donna, come il figlio, si fa una e trina nelle vesti
di Mariantonia Capriglione, Liliana
Tangorra e in quelle della danzatrice, Anna Moscatelli.
Si replica, s’unisce, diventa un sol corpo, una sola anima.
La vita del Cristo è vista a partire dall’Antico e Nuovo Testamento, passando per i
Vangeli Apocrifi e terminando in alcuni brani di Giovanni Testori, Oriana Fallaci e Federico Garcia Lorca sotto l’abile regia di Raffaele Romita.
EGLI, il ritmo
è cadenzato.
EGLI, gesti, movimenti, oggetti s’alternano sul candido palco.
EGLI è figlio, spirito, Dio.
E la musica, da
Traetta a Verdi, si fa forte, l’acqua scrosciante dalle mani fantasiose di Michele Granito, i movimenti del maestro Vito Clemente più incisivi, ratte si muovono le mani come fulmini e la bacchetta
tira fuori saette e pioggia di voci.
Tuoni nella
notte, tenore e basso, Gianni Leccese e Alessandro
Arena, soave riposo
del cielo mezzosoprano Antonella
Colaianni, pioggia battente, vigorosa, come fulgida luce il soprano Daniela Degennaro.
A
lavar via il dolore d’un Cristo morto.
Sangue come acqua.
Morte come vita.
Urla
di silenzioso dolore il grembo muto, vacante, della madre sofferente.
Si
dimena, si contorce, tra le corde dell’impotenza di salvare il Salvatore figlio
di Dio.
Il
pianto. Solo il pianto resta, tra le carezze di capelli, sul filo del tempo nel folle vento…