“Ma che cos’è che vedono i
bambini e che a noi adulti sfugge?”, veniva da chiedersi domenica, nella festa di Carnevale che
si è svolta a Palombaio.
Per
un istante, avremmo voluto avere i loro occhi sognanti e cogliere tutta la
magia di quei colori e di quello stare insieme. Magari, spalancando anche di
tanto in tanto la boccuccia e allungando il dito per poi urlare: “Guarda, c’è un carro gigante”. O
ancora: “Oh, quanti pagliacci!”.
Probabilmente,
c’era un senso che si celava al di là della bizzarria di quei costumi. È il
disvelamento della meraviglia e della poesia, che solo il sorriso incantato dei
bambini ha saputo afferrare in profondità e restituire al mondo.
Tuttavia,
la sera del dì di festa c’erano anche tantissimi adulti in maschera (per di più tanti forestieri).
Ma per loro la festa è stata altro – e chi ce l’ha la testa per la poesia a una
certa età!
Sì,
è stata oblio e dimenticanza. Delle proprie vite, di sé stessi e di questo
mondo che va sempre più in frantumi.
“Oggi mi sto divertendo e
non sto pensando a niente”, ha confessato sin da subito una
mamma.
E
così, tutti insieme a ballare e a cantare, sfilando per le strade del paese e lanciando
in aria coriandoli (di carta o di sogni?). E sul volto, maschere e trucchi
fantasmagorici che, in fondo, non nascondevano del tutto la verità dei volti.
O
almeno, non più di quanto facciano altre maschere che siamo costretti a
indossare ogni giorno, quella delle rinunce e del disagio e dei compromessi.
Poi,
dopo l’allegria della sfilata, Padre
Fulvio dal palcoscenico ha spiegato le allegorie dei quattro carri, tutti
riguardanti il tema dell’ecologia e
del rispetto del Creato. E ha ringraziato quanti lo hanno aiutato nella
realizzazione di questa kermesse carnascialesca.
“Abbiamo iniziato a
lavorare il 15 gennaio e da allora ci siamo ritrovati tutte le sere”, ha
dichiarato il parroco, “pertanto, il mio
ringraziamento va agli uomini e alle donne che hanno collaborato attivamente, a
quanti ci hanno dato entusiasmo e idee e a tutti gli esercenti che ci hanno sostenuto
con le loro offerte. Abbiamo voluto rendere la periferia il centro, con questo
evento”.
Significative
anche le parole del sindaco Michele
Abbaticchio e dell’assessore al
Marketing Territoriale Rocco Mangini, i quali hanno ricordato l’impegno
profuso a favore della scuola “Don
Tonino Bello” di Palombaio e l’importanza dei Comitati di quartiere che
stanno per partire.
“Questa
festa vuole essere un segnale per ritrovarci tutti qui, riappropriarci del
territorio e cercare di comprenderci meglio”, ha affermato il sindaco.
Mentre
l’assessore Mangini, dal canto suo, si è espresso sulla necessità di “collaborare per guardare con fiducia al
futuro, tutti insieme”.
Infine,
è stata la volta di Uccio De Santis,
che ha coronato la serata con le musiche dei suoi spettacoli e con le famose barzellette,
interagendo con il pubblico numeroso e divertito.
Insomma,
mentre nel pomeriggio di domenica in radio ripetevano -non senza destare serie
preoccupazioni- che la Russia aveva invaso l’Ucraina, che Schettino stava per
risalire sulla Concordia e che le baby squillo si prostituiscono per le
ricariche telefoniche, a Palombaio centinaia di uomini e donne si sono avvalsi
della libertà di attuare quel rovesciamento del “rovesciamento” che il
Carnevale ha sempre portato con sé.
Vale
a dire, per un giorno hanno provato la bellezza di non trasformarsi in qualcun altro,
ma di essere finalmente e felicemente sé stessi.