Durante la processione del Venerdì Santo, curata dall’Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio, gli occhi attenti dei cittadini stanno ammirando un nuovo trofeo che custodisce il Legno Santo.
Si ispira agli ostensori in stile ambrosiano, portati in processione durante la domenica del Corpus Domini in città spagnole come Toledo. Richiama l’oreficeria sacra tardo gotica. Infatti, vi sono guglie, cupole a ombrello, pennacchi. E’ diverso dall’ostensorio a raggiera perché ha un’impugnatura sottostante e si sviluppa come un tempietto su tre ordini.
Anche quest’anno, la macchina processionale è stata interamente realizzata dall’ing. Vitantonio Vacca, uno dei fondatori di FabLab di Bitonto, e dal dott. Antonio Sicolo, esperto in beni culturali.
I lavori sono stati svolti in collaborazione dell’artigiano Franco Vacca e di un’equipe di fabbri, capeggiata da Antonio Liso, all’interno di un capannone sito nella periferia bitontina. Questo è stato possibile grazie all’ospitalità della famiglia Ruggiero.
«A differenza dello scorso anno –ci hanno raccontato Vitantonio e Antonio-, abbiamo scelto di non lavorare all’interno di una Chiesa per via del fatto che la macchina processionale è più alta e ha richiesto un luogo più consono per la parte manuale della sua realizzazione, come la spruzzatura d’oro anticato».
Si riconferma l’unione dell’artigianato tradizionale e digitale in quanto la struttura è stata realizzata mediante la stampa 3D e, poi, fissata manualmente.
«Il mio lavoro è iniziato a dicembre – ha precisato l’ingegnere-. Dopo il concepimento dell’idea e lo studio della fattibilità tecnica ed economica in sinergia con i miei collaboratori, ho disegnato al computer la struttura nei minimi dettagli. Grazie alla gentile concessione dei mezzi forniti da FabLab, i disegni sono stati stampati in 3D e consegnati al fabbro e all’artigiano».
Dopo la fase di prototipazione dei pezzi, si è passati alla fase di assemblaggio e montaggio.
«Sono onorato per essermi adoperato alla realizzazione del Legno Santo per il secondo anno consecutivo – ci ha raccontato, emozionato, l’artigiano Franco-. La struttura, realizzata con la stampa 3D, ha l’ossatura portante metallica, che è stata realizzata dal fabbro, e delle finiture in resina. Il mio contributo è consistito nella sua correzione e nel suo montaggio. E’ stato tutto congeniato al fine di renderla leggera per i portatori».
«Il mio lavoro è iniziato dalla base, che ha richiesto un intervento di cesellatura, poi ho provveduto al montaggio della struttura in. Ho realizzato a mano le cupole con compensati in legno e cartoncini. E’ seguita la fase di stuccatura e pitturazione, ovviamente trattata per ricavare, ad esempio, il color verde rame o oro antico. Ci ho impiegato circa un mese per realizzare il tutto».
L’altezza della macchina processionale ha richiesto la realizzazione di una croce estraibile, in modo tale da facilitare il suo passaggio sotto alcuni archi del centro storico bitontino e l’entrata nella Chiesa del Purgatorio.
Molti confratelli e cittadini come Vitantonio «ricordano i vecchi trofei floreali che erano imponenti. I loro racconti sono colmi d’emozione. Allora, quest’anno abbiamo deciso di spingere al limite dell’altezza il baldacchino, lasciando solamente tre millimetri tra la sua croce e l’architrave della Chiesa del Purgatorio. I portatori sono riusciti a far entrare il trofeo calcolando bene le misure e traendo vantaggio dalla piccola irregolarità del piano d’ingresso della Chiesa».
Un’altra particolarità di quest’anno è stata la donazione anonima di un paio d’orecchini verdi riposti sulla croce.
«Nello sviluppo sui tre ordini della struttura –ha spiegato il dott. Sicolo- c’è un riferimento al triduo pasquale. Un rimando liturgico vi è anche nella presenza dei marmi verdi che riprendono il legno “sempervirens” estratto per la croce o nelle ghirlande floreali in stile tardo trecentesco che vanno dal viola, colore della Quaresima, al bianco della Resurrezione. Queste sono riposte su rami d’alloro, pianta che dai primi secoli dell’era cristiana è stata vista come simbolo del martirio».
Come previsto dalla tradizione, la struttura è, quindi, rivestita da addobbi floreali di cui si è interamente occupato il dott. Sicolo.
«Le ghirlande sono state posizionate a calate trionfanti com’è tipico del tardo gotico. Ricordiamo, in particolare, le opere di Simone Martini. Sono composte da rami di alloro essiccati con la lacca per capelli, su una base in fil di ferro, da fiori in tessuto che richiamano la lavanda, dai cosiddetti “sempre vivi” del Salento viola e bianchi. A questa base sono state applicate orchidee fresche del tipo Cymbidium. Sull’alloro, per armonizzare il tutto, sono state fatte delle spruzzature color oro anticato».
La struttura, essendo in resina, non è deperibile nel tempo e grazie a una necessaria manutenzione ordinaria potrebbe essere, quindi, riutilizzata.