“Alla fine l’esperienza di Augusto risulta
l’emblema di ogni vicenda in cui è il protagonista chi conquista e mantiene il
potere”.
E’ il finale del libro a cura dei docenti Nicola Pice e Giovanni Leone dal titolo “Res Gestae”, presentato venerdì scorso presso il Torrione Angioino, che paradossalmente coincide con l’inizio di un’articolata ed accurata
riflessione.
L’incontro è stato introdotto dal prof. Francesco Brandi, mentre il giovane studente universitario Piergirolamo
Larovere ha illustrato questo testo, descrivendone le radici storiche, e ne ha spiegato la struttura e le argomentazioni.
Il testo appare di immediata fruizione e ben congegnato, scritto in latino e greco,
in maniera tale da avere, allora, una miglior propagazione sia a Roma, sia nei territori
orientali.
E’ proprio il concetto di propagazione che il prof. Pice ha
voluto esaltare: “Utilizzare una
scrittura esposta, che altro non è che una scrittura imposta, serve a
persuadere il popolo”.
Concetto che, come ben dimostrato, è stato ripreso
nel corso del tempo riutilizzando il glorioso Augusto come soggetto di
copertine giornalistiche, marchi pubblicitari e “volto da francobollo”, durante
il periodo fascista, particolarmente nel 1938.
Pice ha tratteggiato, dunque, il protagonista di un libro dalla trama ridondante,
rispondendo poi a domande fatte dagli studenti frequentanti il liceo classico “Sylos”, volte ad approfondire passi salienti del libro.
Il
progetto è ambizioso e dall’ideologia fondante in quanto si è voluto
riproporre una figura celebre della storia, per ripercorrere la trasformazione
“fortunata” di un uomo diventato il pilastro di intere generazioni, coniugando
perfettamente antichità e mondo contemporaneo.