C’è
anche il bitontino Antonio Moschetta tra le eccellenze meridionali
che ci devono far sentire orgogliosi di essere tali.
SecondoLino Patruno, giornalista, saggista e scrittore, il medico nostrano
si inserisce tra i “fior da fiore” del Sud, perché «ha
scoperto un nuovo ormone, secreto dalle cellule intestinali, che
regola la funzione del fegato nel controllo del metabolismo del
glucosio e del colesterolo».
Per
questo notevole risultato, ha ricevuto, a Chicago, il premio alla
ricerca scientifica “Richard E. Weitzman Award”
(http://www.dabitonto.com/cronaca/r/chicago-al-prof-antonio-moschetta-il-il-prestigioso-richard-e-weitzman-award-per-le-sue-scoperte/3597.htm).
Già,
Lino Patruno. L’altra sera ha presentato l’ultimo suo libro, “Il
meglio Sud”, nel quale disegna un Mezzogiorno che ha due ali.
La
prima – quella più famigerata – è quella dell’etichetta di
essere brutto, sporco e cattivo, piccolo e nero, ladro e piagnisteo,
che ha una classe dirigente incapace, condannato a uno sottosviluppo
permanente, tutto identificabile o quasi con la criminalità
organizzata, una palla al piede per il resto dello Stivale.
Con
il museo degli errori (suoi, per carità, pensiamo all’ospedale della
Murgia, ma quelli creati volutamente dai governi a trazione
settentrionale che si sono succeduti dal 1861 a oggi) e i suoi
deserti, economici, sociali e demografici che siano.
La
seconda – quella meno famosa anche agli stessi meridionali – è
quella di un Sud senza il quale l’Italia non potrebbe andare avanti.
Con inaspettati primati nazionali. Le cui aziende sono più robuste
di quelle di interi Stati europei. Con la maggior inventrice
italiana. In cui nascono i locomotori per l’alta velocità italiana.
Con i suoi 100 Mosè e fior da fiori. Tutta roba con cui
attraversarlo, il deserto.
«Guardiamo
– sottolinea l’ex direttore
della Gazzetta del Mezzogiorno – a quale Nord ci fa la
predica. Quello dove scoppiano tutti gli scandali italiani più
pesanti. Quello che ha la Regione, la Lombardia, con la maggior
densità mafiosa. Quella che ha Genova come capitale degli scippi,
Milano capitale dei furti d’auto, Rimini dei borseggi, Parma delle
biciclette».
«E’
stato dimostrato da più studi – continua
Patruno – che investire al Sud conviene e anche tanto,
perché per ogni euro speso c’è un ritorno di 1,40 euro, molto più
che al Nord».
Purtroppo,
però, questo non accade, perché anche questo Governo sembra aver
dimenticato che il Mezzogiorno esiste. «Lo dimostra proprio il
Jobs Act – dice l’autore – perché darà incentivi alle
imprese per i prossimi tre anni grazie a soldi che erano destinati al
Sud».
Però
non tutto è perso, perché il Meridione può fare la traversata del
deserto e superare il divario. Innanzitutto grazie alle nuove
tecnologie e alle start up, che consentono ai giovani di non partire
per il Nord e di creare qui il lavoro perduto.
E
per merito della rete, di Internet. «Grazie a Internet – è
l’idea del direttore delle testate del Master in giornalismo
di Bari – viene meno il dove del lavoro, perché consente di
lavorare con il resto del mondo da qualsiasi luogo.
E
come se si cancellasse la geografia. E al Sud, dove notoriamente c’è
meno lavoro perché ha avuto sempre meno in termini di infrastrutture
materiali, economiche e sociali, questi svantaggi si annullano».