“Anche a scuola abbiamo studiato le fasi di uno scavo archeologico”, irrompe a un certo punto una bambina, afferrando la guida turistica per un lembo della maglietta.
“Ah sì? E quali sono?”
“Scavare, fotografare, inventariare e restaurare”, ripetono all’unisono le due “esperte”, facendo nascere un sorriso sui volti degli adulti presenti.
Da settimane, l’espressione anglofila Puglia Open Days si legge ovunque: sugli organi di stampa, sui social network e sulle locandine.
Ma quanti sanno davvero di che cosa stiamo parlando e, soprattutto, hanno approfittato di questa straordinaria occasione?
Ecco che cosa può accadere in un caldo fine settimana a Bitonto, grazie a un progetto regionale di promozione e valorizzazione del turismo, che offrirà fino a settembre visite gratuite in 125 Comuni pugliesi.
Lo scorso sabato sera, scorrazzava felice per il nostro centro storico un gruppo di 22 turisti (uno dei tanti), costituito da terlizzesi, baresi, molfettesi e qualche bitontino incuriosito. C’erano anziani, signori di mezza età, donne distinte, giovani universitari e alcuni bambini, tutti accomunati dal desiderio di condividere un’esperienza piacevole.
Vale a dire, fare un tuffo nel passato di una città che ovunque parla di bellezza, sedotti dall’amore per la conoscenza e dalla voglia di stupirsi come tanti fanciullini pascoliani.
La visita per il cuore della città è andata avanti per circa un’ora e mezza, partendo dal Torrione Angioino, che si è spalancato fino all’ultimo piano e ha mostrato i suoi tesori nascosti.
Poi, è stata la volta del Museo Archeologico e dei suoi corredi funerari, con i bambini attratti dai pannelli esplicativi e gli adulti che avvicinavano i volti alle teche, per apprezzare l’elegante disegno delle anfore, dei crateri, dei piatti e degli elmi.
Sempre rivolgendo alla guida una valanga di domande.
Ma è in conclusione che la città ha mostrato ai turisti il gioiello appena riscoperto, come fosse una sorta di guest star. Il tour si è concluso con una breve visita al Chiostro San Domenico, con i suoi archi che splendevano sotto la luce diafana della luna e sembravano ancora più imponenti.
Frattanto, nella città si stava compiendo un piccolo miracolo.
Accanto a questi turisti, che scarpinavano per le strade con il naso all’insù, schiere di giovani si preparavano a trascorrere il sabato sera nelle viuzze del centro storico, che ormai è diventato per loro quasi una seconda casa.
Bellissimo esempio di un passato che sposa la modernità e insieme diventano i contorni di uno spazio privilegiato, in cui riscoprire con fierezza le proprie radici.