“Il miglior modo per imparare
a fare un film è farne uno”, dichiarò Stanley Kubrick in un’intervista. Una banalità certo, ma il
solo pensiero che a pronunciarla sia stato il regista più visionario della
storia del cinema cambia un po’ le carte in tavola.
Così,
uscendo dalla piccola sala del Cineporto di Bari, è venuto quasi spontaneo
ripensare a questa frase e sussurrare all’orecchio del regista bitontino Mimmo Mancini: “Complimenti, è un film bellissimo”. Mentre lui, dal canto suo, accoglieva
quelle parole con fare sospettoso per il timore che fossero “di parte”, senza
sapere che dinanzi all’amore per l’arte non ci sono affetti o amicizie che
possano frapporsi.
In
realtà, non è stato ciò che vedremo al grande schermo, ma un prodotto ancora allo
stato grezzo con i colori e i suoni non ottimali. Insomma, una piccola
proiezione privata e predisposta solo per i collaboratori, quasi al fine di “sondarne”
gli animi. Eppure, questo “materiale non raffinato” è già bastato a fare
emergere tutta la bellezza di “Ameluk”,
una bellezza che supera di gran lunga quella percepita per frammenti sul set.
“Ameluk” è
una storia divertente e mai volgare, con un finale che si fa carico di un
messaggio attuale e denso di molteplici significati. Ha un montaggio veloce e
geniale, che riesce a tener desta in ogni istante l’attenzione degli spettatori.
È ben curata la luce, a tratti vivace e a tratti dolcemente poetica. Gli attori,
poi -quelli che abbiamo visto lavorare per le strade di Mariotto- sono tutti
perfettamente addentrati nel loro ruolo.
Mimmo Mancini, per quanti non l’avessero mai visto al cinema, sarà una rivelazione. Su Roberto Nobile, Rosanna Banfi e
Cosimo Cinieri non è il caso di sprecar parole (a parlar di loro ci pensa il
successo che hanno ottenuto).
Dante Marmone è il cuore del film e questa volta si
è superato –come anche sua moglie Tiziana Schiavarelli. Paolo Sasanelli è
perfetto, non sbaglia uno sguardo né un’espressione.
Ancora, lodevole è l’interpretazione
di Luigi Angiuli, Teodosio Barresi, Pascal Zullino e Michele De Virgilio, che
offrono al film un valore aggiunto. E poi ci sono i più giovani Mehdi Madloo,
Francesca Giaccari, Claudia Lerro e Andrea Leonetti, con un talento
inversamente proporzionale alla loro età.
Infine,
sullo sfondo un’altra protagonista.
Una Mariotto che non avevamo mai visto e
che solo l’occhio dell’ingegno coadiuvato dall’occhio di un obiettivo ha saputo
restituire in tutte le sue sfumature.
L’unico
inconveniente? Regista e produttore hanno vissuto la loro Via crucis alla ricerca di una distribuzione, bussando a “grandi” porte
che non si sono aperte mai o scontrandosi con la tanto fatidica quanto fallace
frase: “Vi faremo sapere”.
Ma,
a quanto pare, adesso “Ameluk” sta provando
a imboccare la strada di una distribuzione alternativa e potrebbe essere al
cinema a ottobre.