Si è conclusa, martedì, la rassegna cinematografica “Arena Rogadeo. A chiudere l’edizione 2018 è stato Giovanni Botticella, giovane autore di “L’ultimo viaggio”, cortometraggio in chiave ironica sulla morte, e “Pugni”, sempre cortometraggio che, abbandonando l’ironia del primo, tratta della morte causata da un errore medico e, più in generale, umano.
Protagonista di “Pugni” è un ragazzo la cui madre è costretta a vivere in sedia a rotelle, a causa di un errore medico. La assiste quotidianamente, coltivando rancore verso il medico responsabile dell’errore, finché, dopo la morte della genitrice, riesce ad incontrarlo, con l’intento di vendicarsi e chiedere giustizia.
Ma, consapevole di tutto quanto, il medico mostra dispiacere, aggiungendo però che si sentirebbe molto di più in colpa se, a causa di un errore, rinunciasse a salvare altre vite. È, in sostanza, la storia di un ragazzo che vorrebbe giustizia dove giustizia non può esserci, non solo perché il sistema non punisce i colpevoli ma anche perché forse non è colpa di nessuno.
«Ho voluto realizzare questo corto in memoria di mia zia, deceduta a causa di un errore medico, e di tutti coloro che, in generale, sono morti per errori umani» esordisce il giovane regista che, spiegando il finale, racconta la volontà di non dare la colpa al medico o al paziente, dal momento in cui, nella professione medica, l’errore è sempre dietro l’angolo, come spiega anche Felice Spaccavento, anestesista rianimatore della ASL di Bari: «Oggi, per prevenire tutto ciò, si tende ad istituire protocolli d’azione. Se ci si muove all’interno di questi protocolli, non ci si sbaglia e, in caso di morte del paziente, non si hanno responsabilità. Ma questo non annulla il rischio di errore, che non si azzererà mai».
Ma errore non significa necessariamente malasanità, come spiega Spaccvento: «I casi di malasanità ci sono, causati da negligenze, incompetenza, comportamenti sbagliati, e vanno perseguiti, ma sono molti di meno di quelli che si denunciano» spiega Spaccavento denunciando i rischi dell’inflazione di denunce in caso di morte del paziente: «Si rischia un fenomeno pericolosissimo che è una medicina difensiva, in cui i medici rinunciano a praticare manovre rischiose ma che potrebbero salvare il paziente, per evitare di incorrere in denunce. E c’è il pericolo che si rinunci a specializzarsi in ambiti che comportano elevati rischi in tal senso. Già adesso scarseggiano determinate figure come gli anestesisti. Ecco perché sono dell’idea che certi comportamenti medici andrebbero depenalizzati. E lo dico pur essendo figlio di una donna morta a causa di un errore. Chi la operò è un medico bravo, che ha salvato tante vite, ma che, in quell’occasione, sbagliò».