Da qualche settimana, volti
sconosciuti si aggirano per le strade di Mariotto e hanno portato, in un’estate
che stentava a decollare, un raggio di novità.
Per tutti i mariottani,
questi forestieri sono ormai “chìr du
film”.
Mimmo, seppur romano
d’adozione, non ha dimenticato le sue origini bitontine. Motivo per cui, mentre
prepara il suo film, dagli uomini si fa raccontare le storie di zio Tommaso, quel
“Mancini” che nella frazione aveva aperto un cinema.
Davide, invece, fa l’aiuto
regista ed è il braccio destro di Mimmo. Quando intravede uno scorcio
interessante o un paesaggio emozionante ha un sussulto di gioia e con estrema
semplicità inizia a pianificare le riprese.
Nel frattempo, Biagio, che
è il più giovane di tutti (nell’anima), va a spasso per il paese alla ricerca
di location, bandierine, pitture e oggetti sacri. Di mestiere fa lo scenografo
e deve allestire le scene come il “copione” comanda, assecondando la sua
irrefrenabile creatività.
Poi ci sono Luigi e
Alberto, che hanno il compito più arduo della compagnia: quello di mediare tra
le esigenze di tutti e i pochi quattrini a disposizione (ahinoi, il cinema
italiano si deve far sempre con quattro bruscolini).
E, infine, non si può non
citare l’attrezzista di scena, Tonino, tenero come un orsetto di peluche. Ha le
mani d’oro e, con lodevole sacrificio, trasforma in piccoli gioielli gli
ambienti che servono per le riprese.
Questi sono alcuni
componenti della troupe di Ameluk,
il film che Mimmo Mancini girerà a Mariotto a partire dalla prossima settimana.
E tante altre professionalità del cinema arriveranno a invadere la frazione
bitontina.
Nello specifico, la
clachette del ciak verrà battuta il ventiquattro giugno. Da quel giorno e per
un mese, il paese sarà un set a cielo aperto e la popolazione si ritroverà
immersa in un’atmosfera insolita e vivace.
“Ameluk era un venditore di pasticche”, spiega il regista, “e aveva la pretesa di far smettere di fumare
i contadini e gli operai ignoranti dei piccoli centri della provincia d’Italia.
In realtà, dalle mie ricerche è risultato che questo signore è stato visto con
la sua bancarella in tutto il sud Italia. Ma nel film il nome Ameluk ha un
altro significato. È legato più che altro al concetto dell’integrazione e della
pace tra i popoli”.
Un tema impegnativo,
dunque. Ma che sarà affrontato con la leggerezza della commedia all’italiana.
“Voglio precisare che alla
gente del luogo non verrà chiesto solo di assistere”, conclude Mimmo, “ma di partecipare attivamente alle riprese
come comparse, previa una selezione che si terrà a breve. E ci saranno,
inoltre, scene di massa che richiederanno la collaborazione della popolazione
locale”.