“La sua partenza lascerà un vuoto nella
comunità bitontina. Lei è stato per tutti noi una guida spirituale. Non sento,
tuttavia, di doverle dire addio, perché nel caso la sua Napoli la lasciasse
insoddisfatto, Bitonto sarà sempre pronta ad accoglierla”.
A
pronunciare queste parole fu, nel novembre del 1978, l’allora sindaco di
Bitonto Saverio Granieri, in occasione delle dimissioni di Monsignor Aurelio
Marena, vescovo della Diocesi di Bitonto-Ruvo dal 1950. In quell’occasione,
l’amministrazione comunale, a nome della città, volle salutare il vescovo che
si accingeva a lasciare, dopo quasi trenta anni, Bitonto, per fare ritorno
nella sua amata Napoli. Ma, come aveva auspicato Granieri, quel saluto non fu
un addio, ma solo un arrivederci. Marena tornò a Bitonto dopo la sua morte,
avvenuta nel 1983, per essere sepolto. Fu il primo a Bitonto ad aver celebrato
la messa in italiano e l’ultimo vescovo della Diocesi, prima che, nel 1986,
quest’ultima fosse soppressa e Bitonto fosse accorpata all’arcidiocesi di
Bari-Bitonto.
A trenta
anni dalla sua morte, la Fondazione Santi Medici ha voluto ricordarlo con un
convegno di studi che si è tenuto ieri alla presenza del professor Enzo Robles,
docente di Storia Contemporanea all’Università di Bari, del professor Stefano
Milillo, direttore della biblioteca vescovile, e del dottor Franco Nacci, che
ha riportato alcuni aneddoti sulla figura di Marena.
“Non possiamo capire fino in fondo la
situazione della Chiesa di Bitonto, senza approfondire la figura di Monsignor
Marena” ha introdotto Robles, spiegando come il maggior merito da imputare
alla sua figura è quello di “aver ridato
alla diocesi quella dignità che i precedenti episcopati avevano perduto, di
aver accompagnato la Chiesa di Bitonto verso tempi migliori”.
Una lunga
disamina sulla storia del Santuario dei Santi Medici è stata fatta da Milillo,
che ha ricordato come Marena volle fortemente la costruzione dell’attuale
chiesa, intuendo la necessità di dotare i quartieri che nascevano grazie
all’espansione edilizia di luoghi di preghiera e della sempre maggiore
devozione dei bitontini e non solo verso i Santi Medici. Posata la prima pietra
nel ’58, lì dove prima c’era una cappella, la costruzione fu ultimata nel
decennio successivo e nel ‘74 iniziarono i lavori per la costruzione del
campanile.
Ha
concluso la lunga serie di interventi Don Ciccio Savino, moderatore
dell’incontro, che, dopo aver riportato i saluti del sindaco, ha invitato la
città a custodire la memoria “per evitare
il pressappochismo, l’Alzheimer culturale, virus della contemporaneità liquida,
perché senza memoria non c’è futuro”.