Si dirà:
nell’Italia dei Campanili, la rivalità tra città viciniori non fa notizia.
Il senso d’appartenenza, spesso cieco e viscerale, accende molti più conflitti
di quanti non ne generi un’ingiustizia.
Anche questo fa parte del carattere italico.
Nel calcio, poi, mondo molto simile al Palio senese, le sfide tra comuni
distanti pochi chilometri fra loro incendiano anzichenò i cuori.
Chissà se per qualcosa di realmente necessario e fondamentale per una comunità,
tipo un ospedale, s’incendierebbero alla stessa maniera…
Dunque.
Oggi pomeriggio, sull’erta di via Megra, la Libertas Molfetta, in esilio forzato per intemperanze pregresse, si
gioca (a porte chiuse) la promozione nel campionato di
serie D in un match cruciale col Manduria.
Ora, benvenuto peggiore non poteva essere dato ai giocatori e dirigenti della
società biancorossa.
Con un vile assalto notturno, i soliti ignoti (o dovremmo scrivere “idioti”?) hanno decorato il muro perimetrale dello
stadio “Città degli ulivi” – che, giova
ricordare, è un bene di tutti, fors’anche di coloro che lo hanno danneggiato –
con scritte ignobili rivolte ai molfettesi. Per di più, anche i vecchi
spogliatoi, che già per conto loro non versano in condizioni eccelse, sono stati istoriati con medesimi turpi pensieri.
E non finisce qui.
C’è la vergognosa ciliegina sull’orrenda torta.
Sono state tranciate le reti delle porte,
donando imprevisto e mesto impegno a custodi e addetti vari, intenti a rammendare le reti proprio nel mattino del
giorno che doveva essere dedicato al lavoro.
Ovvie l’indignazione e la riprovazione
del barbaro gesto da parte dell’assessore allo sport, Domenico Nacci, e dei
dirigenti molfettesi.
Condanna senza appello, infatti, da parte di Nacci, che ha sottolineato come la rete sia stata ripristinata a spese di coloro che avrebbero dovuto essere gli ospiti.
“Sono davvero rammaricato per questi atti vandalici che gettano fango sul buon nome di Bitonto”, s’è rattristato l’attuale vicesindaco pro tempore.
Il direttore sportivo della Libertas, Fabio De Carne, ha manifestato tutta la sua amarezza per l’accaduto ed ha chiesto “più rispetto e più tutela per una società giovane come la nostra“.
“Se il calcio deve essere questo, meglio andare al mare a questo punto“, ha concluso ferito nella dignità.
Agra considerazione conclusiva.
Per l’ennesima volta, la nostra città si è messa in luce – si fa per dire. In realtà,
è buio pesto – per un atto vandalico.