di Oronzo Maggio
L’Antigon(a)e si pone, tra le opere di Tommaso Trajetta, capolavoro del ‘700 musicale, travalica una mera immediata lettura e rivela un significato oltre il suo tempo.
E’ un’opera composta nel periodo del soggiorno di Traejtta in Russia, chiamato alla corte di Caterina II quale successore di Baldassarre Galuppi sul finire del 1768. A Pietroburgo Trajetta rimane fino al 1775.
Egli è chiamato per un rinnovamento nella riforma del melodramma, di cui lui s’era più volte fatto alfiere attraverso le varie corti d’Europa. E Caterina non voleva esserne fuori, per essere in primo piano fra gli altri Stati d’Europa. E Trajetta accetta la sfida. Sistematosi alla meglio a corte chiama presso di sé, due fidi collaboratori, il librettista Marco Coltellini, già collaudato con Ifigenia in Tauride, e la famosa cantante Caterina Gabrielli, eccezionale interprete femminile, che l’aveva accompagnato sin dalla famosa Didone abbandonata, suo cavallo di battaglia.
La sfida si concentra sull’Antigone di Sofocle, dramma di lotta di potere tra due fratelli, Eteocle e Polinice, che non si succedono pacificamente, ma si scontrano l’uno con l’altro, con appoggio straniero. In un duello all’ultimo sangue i due soccombono. A Polinice, che si è avvalso dell’aiuto straniero viene vietata la sepoltura, che la sorella Antigone rivendica incurante della condanna ad essere sepolta viva, come diritto innato per ogni uomo fuori da ogni arbitrio di potere. Antigone assurge così ad un piano di antesignana di diritti inviolabili d’ogni tempo e luogo.
Ma anche la stessa Caterina vuole lasciare, in questa vicenda , la sua impronta. A tal proposito richiede modifica al finale dell’opera sofoclea, e fa dare alla vicenda un lieto fine consentendo clemenza alla ribelle Antigone e unione in matrimonio con il figlio di Creonte, reggente in Tebe.
L’opera va in scena l’11novembre 1772 con acclamato successo, ma con la sostituzione della ciaccona con altra musica solo nella successiva replica come da ricerche dello stesso prof. Giuseppe Moretti. Solo più tardi riuscirà a scoprire tale mistero.
Infatti, egli racconta che occasionalmente nei tempi di occupazione della nostra terra nel corso della seconda guerra mondiale, negli anni 45-46 ha avuto cordiali rapporti d’amicizia con i soldati polacchi, fra i quali un certo Sebastian, che canticchiando in vario modo un motivo popolare, accennava ad uno scherzetto d’un musicista italiano alla corte di Caterina II.
Queste le parole:
Cze-go chc-esz od nas, Pa-ni-e?
Co-sa cer- chi da noi, o Si-gno-re?
Era un sommesso grido di dolore sotto l’oppressione del potere.
I suoi studi individuarono nella ciaccona dell’Antigone, con confronto di note musicali, lo scherzetto all’imperatrice, e comprese il senso recondito dato alla sua musica, ma nello stesso tempo che il gioco era stato svelato alla sovrana, la quale non tollerava insofferenza di sorta. Non si conoscono reazioni esterne, oltre quella della soppressione del pezzo musicale. Di certo l’atmosfera non era più quella entusiasta del primo arrivo, il tutto era diventato un tran-tran di routine. Il Trajetta affronta una nuova opera il Lucio Vero, dove l’imperativo sovrano rimane categorico senza remissione di sorta.
Il Trajetta , si presume, non trova altra soluzione che troncare la sua permanenza presso la corte reale e rientrare in patria sano e salvo.
Vengono addotti motivi di salute, malferma, e inadatta al clima rigido del luogo.
Trajetta con la sua compagna, la svedese Elisabetta Sund, rientra a Venezia e dopo breve tempo parte per Londra per altri impegni di lavoro.
Non passa a Napoli, come da alcuni biografi affermato per ristabilirsi.
Il librettista Coltellini, per contrasti con Caterina, scompare dalla scena, si presume, per avvelenamento.
(Tale vicenda, articolato in un studio particolare con la collaborazione dello stesso prof. Giuseppe Moretti, è stato pubblicato sul Da Bitonto, è stato anche oggetto di un incontro a chiusura della Mostra Museo di Musicisti bitontoni (da un’idea di Nicola Abbondanza) del 2015 presso Agorà oltre ad una pubblicazione monografica sull’Antigone e a Note Musicali Bitontine per conto del Centro Studi “Tommaso Traetta”)
12 maggio del 1962, l’Antigone andò in scena (1^ ripresa dal XVIII secolo) al Teatro Comunale di Firenze per inaugurare il XXV MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
8/7/1977 Palazzo Ducale Martina Franca
24-26 luglio 1988 Festival dei due mondi Spoleto
Una scelta difficile
Da Sofocle a Coltellini e Traetta, revisione a cura del teatro Opera Festival con cantanti e attori in doppi personaggi con riconduzione al dramma sofocleo senza il lieto fine portato nel dramma di Coltellini, presumibilmente per volontà di Caterina II.
Adattamento teatrale e regia di Rossella Giuliano. (nella parte di Antigone, come attrice)