«Ho fatto quel che potevo e ho davvero evitato il peggio».
È la testimonianza di Antonio Liso della confraternita del Sacro Cuore di Gesù a una settimana dall’incidente che ha coinvolto un altro confratello durante la processione del Venerdì Santo. È stato travolto dalle fiamme di un braciere in via Matteotti, all’incrocio con piazza Aldo Moro, e fortunatamente è stato salvato dai presenti. Ha riportato solo lievi ustioni alla mano. Ancora non sono chiare le dinamiche e come il braciere sia potuto cadere e abbia potuto colpire l’uomo 65enne. Pare fosse in bilico su una discesa per disabili.
«Tuttora sono vivide nella mia mente le immagini di quel momento – ha raccontato Liso -. Sentì urlare dietro di me, mi voltai e, senza pensarci due volte, intervenni. Si dimenava nelle fiamme, c’era chi cercava di spegnerle anche con i calci. Ad un tratto il confratello si alzò, stava per cadere e battere la testa, ma riuscì ad evitarlo. Lo distesi a terra e spensi le fiamme, poi lo tamponai con la mia mozzetta. Rischiai tanto anche io, mi fa male ancora il braccio con cui lo bloccai».
Sul posto, giunsero anche le forze dell’ordine e i volontari del nucleo protezione civile. Spente le fiamme, l’uomo è stato accompagnato al Punto di Primo Intervento di Bitonto per alcuni controlli. All’ex nosocomio si recò anche il primo cittadino Francesco Paolo Ricci per accertarsi delle sue condizioni di salute.
«Quando mi dissero che stava bene, levai un sospiro di sollievo – ha concluso Liso -. Ho fatto quello che potevo e sapevo fare in quanto sono un ex volontario della Croce Rossa Italiana».
Un atto da alcuni definito eroico perché non tutti l’avrebbero compiuto, vista la società odierna sempre più macchiata, a quanto pare, da odio, egoismo e omertà. Una storia da raccontare con le testimonianze dei presenti anche per dare prova di come non esista solo la parte brutta, appunto, di questa società e città. Racchiude il senso di prossimità e comunità che tutti dovrebbero avere.