Il Gip del Tribunale di Lecce ha rinviato a giudizio il Pm di Bari Michele Ruggiero, accusato di falso ideologico, con riferimento ad una presunta falsificazione del verbale di un testimone nell’ambito di un procedimento risalente a sette anni fa, quando Ruggiero era in servizio alla Procura di Trani.
L’inchiesta risale al 2014 quando fu smantellato il cosiddetto “Sistema Trani” e furono arrestati il sindaco Luigi Riserbato e altre cinque persone.
Nel secondo filone dell’inchiesta, partito proprio dalle denunce di Riserbato, in merito ad anomalie nei conti comunali effettuati nell’ufficio del funzionario Sergio De Feudis, poi arrestato.
Il presunto falso verbale redatto dal pm Ruggiero fu posto a fondamento dell’arresto per tentata concussione dell’allora vicesindaco di Trani Giuseppe Di Marzio e per l’arresto del presunto corrotto, il funzionario del Comune di Trani Sergio De Feudis, attualmente imputato.
Stando all’imputazione formulata dalla pm di Lecce Roberta Licci, Ruggiero avrebbe sintetizzato le parole di un testimone “in modo del tutto distonico rispetto alle effettive dichiarazioni”, con riferimento al presunto coinvolgimento di Di Marzio in un episodio di richiesta di tangenti.
Il pm, secondo la procura di Lecce, avrebbe “omesso di dare atto che si era proceduto alla contestuale fonoregistrazione dell’escussione del teste ed anzi formando un verbale analitico, con successione di specifiche domande e risposte, tale da avere l’apparenza di un verbale integrale e non di un verbale contenente una sintesi di una fonoregistrazione di cui, comunque non si dava atto e il cui audio non veniva né trascritto né depositato agli atti del procedimento e la cui esistenza emergeva solo a novembre 2019” nell’ambito del dibattimento.
Nelle nuove trascrizioni del testimone sarebbe emerso che, nel precedente verbale, sarebbero state “assemblate affermazioni rese in momenti diversi nel corso della lunga escussione, in una consequenzialità logica non coerente con le effettive informazioni rese dal teste”. I testi, inoltre, secondo l’accusa, sarebbero stati costretti “con modalità intimidatorie e violenze verbali” a dichiarare il falso.
Secondo la difesa, invece, gli atti “sono perfettamente regolari e legittimi” e non ci sarebbero state “nessun tipo di pressioni”.
Una delle accuse di falso è contestata al pm in concorso con un poliziotto della Digos di Bari, Michele Tisci. Il magistrato avrebbe, secondo l’accusa, minacciato un testimone di gravi conseguenze penali.
Secondo l’accusa Ruggiero gli avrebbe detto “ti stavamo per arrestare”, “anche la sola indagine a tuo carico ti creerebbe un casino di problemi per la laurea, per il tuo futuro”, “stai attento a quello che dici”, “io le cose le so già e te ne andrai in carcere pure tu”.
Ad un’altra testimone, sempre secondo l’accusa, Ruggiero avrebbe contestato un “atteggiamento omertoso e mafioso”.