Si
mobilita anche in città il fronte referendario, per sostenere il “sì” al
referendum sulle trivelle del 17 aprile. Ieri la presentazione del libro “L’impatto
ambientale del petrolio in mare e in terra” ha fornito l’occasione per un primo
incontro con la cittadinanza per spiegare le ragioni del “sì”.
«Bitonto
è una città interamente votata al “sì”. Non ho visto per le strade manifesti
per il “no”» evidenzia l’assessore Rocco Mangini, ricordando l’importanza della
cittadinanza attiva, di cui il comitato è esempio, e portando i saluti dell’amministrazione
comunale.
«È
bellissimo unire cittadini e associazioni con idee diverse per difendere il
nostro mare, la nostra regione, quella che, l’anno scorso, fu definita dal
National Geographic “la regione più bella del mondo”. Non permettiamo che
diventi quella più trivellata» continua Francesca Dimundo, membro del Comitato,
che parafrasando Beltorld Brecht, spiega: «Non dobbiamo pensare che siccome la
questione non riguarda il mare a noi più vicino, quello di Giovinazzo o Santo
Spirito, il tutto non ci riguardi. Altrimenti quando decideranno di trivellare
anche lì, non rimarrà più nessuno a manifestare per noi».
«Noi
oggi siamo chiamati a fare una scelta di civiltà tra due modi di vivere, tra il
passato, cioè il petrolio che è ormai superato, e il futuro, cioè altre fonti
energetiche più pulite del petrolio. Votando favorevolmente al referendum
votiamo a favore delle future generazioni» aggiunge Giuseppe Cazzolla, dell’associazione
ambientalista “Fare Verde”, aderente insieme ad altre realtà politiche e
associative al Comitato. Cazzolla ricorda, inoltre, che il nostro impegno non
deve limitarsi alla croce apposta sulla scheda, ma deve far conseguire una
scelta di vita: «Non possiamo guardare solo agli altri, ma è necessario
guardare prima ai nostri atteggiamenti, altrimenti non risolviamo nulla».
A
portare un esempio sull’impatto ambientale causato dalle estrazioni petrolifere
è la professoressa Albina Colella, coautrice del libro, che porta all’attenzione
del pubblico diversi disastri ambientali, partendo dalle notizie più recenti
provenienti dalla Basilicata, regione al centro di un’inchiesta sullo smaltimento
illecito di rifiuti nella gestione dei reflui petroliferi al Centro Olio in Val
d’Agri a Viggiano dell’Eni: «La Basilicata è una terra violentata dal business
delle estrazioni petrolifere. L’impatto ambientale che qui si è verificato ha
ricadute sui cittadini non solo lucani, ma anche su di noi, dato che da lì
provengono acqua e cibi su cui non metterei la mano sul fuoco».
«Fino
a poco tempo fa le estrazioni le facevano nei deserti, dove non essendoci acqua
e popolazioni l’impatto ambientale è minimo» ricorda la professoressa Colella,
denunciando come l’Italia sia il Bengodi per le compagnie petrolifere, perché garantisce
sgravi fiscali e controlli blandi: «Peccato che poi le ricadute ambientali le
paghiamo noi cittadini che dobbiamo fare i conti con i rischi di incidenti,
come quello accaduto l’anno scorso nel Golfo del Messico, con l’inquinamento
delle falde acquifere, che porta sostanze nocive nella catena alimentare,
aumentando i casi di tumore e di malformazioni alla nascita. Le estrazioni,
inoltre, incidono negativamente su turismo e agricoltura e forniscono terreno
fertile alle ecomafie e ai loro business derivanti dallo smaltimento illecito
dei rifiuti provenienti dalla lavorazione degli idrocarburi. È quello che accade
in Basilicata da almeno venti anni».
All’incontro
sono intervenuti anche Domenico Damascelli, consigliere comunale e regionale di
Forza Italia, e Francesco Cariello, deputato del Movimento 5 Stelle, che hanno invitato la gente a votare “sì” a prescindere dall’appartenenza politica, per
difendere il nostro territorio.