Si è inaugurato ieri, in via Giovanna da Durazzo 61-63, di fronte alla stazione ferroviaria Medici, il Mercatino dell’usato, un’attività imprenditoriale che fa del riutilizzo degli oggetti non più usati la sua missione. Una missione all’insegna del risparmio per i clienti e dell’ambiente, evitando il conferimento in discarica di oggetti che potrebbero essere tranquillamente ritornare ad avere la loro funzione.
L’attività fa parte di un franchise diffuso in tutta Italia, che nell’85 ha aperto il suo primo negozio come spiega Carlo Framarin, responsabile di zona per il centrosud: «Secondo stime della Doxa, in media abbiamo nelle nostre case oggetti inutilizzati che, sommati, ammontano ad un valore economico di circa 1760 €. Un tesoro che non utilizziamo. Il riutilizzo genera effetti positivi per la comunità locale e per l’ambiente, perchè milioni di oggetti sono sottratti all’impatto ambientale e rimessi nel circolo virtuoso del riutilizzo. Ma non solo. Si riduce anche lo spreco di risorse per produrre nuovi oggetti e tutto quel che abbiamo è a chilometro 0. Fa bene anche all’economia, in quanto i soldi che le persone risparmiano, vengono rimessi in circolo per nuovi acquisti. Quindi anche le altre attività ci vedono di buon occhio. Noi facciamo economia circolare».
Sulla stessa scia l’imprenditore Giuseppe Fioriello, che, insieme a Domingo Del Giudice, ha avviato il punto vendita: «È un sistema di business etico per contribuire alla conservazione delle risorse, alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla diminuzione dei rifiuti. Nel solo 2017, grazie ad attività come questa, in Italia sono stati sottratti alle discariche circa 11 milioni di prodotti in disuso».
La benedizione del locale è stata eseguita da frate Leonardo Civitavecchia. All’inaugurazione sono intervenuti anche il sindaco Michele Abbaticchio, che ha sottolineato il coraggio di un’attività basata sul recupero e sul riutilizzo di oggetti, in un’epoca di consumismo, e il consigliere regionale Domenico Damascelli, che ha invece evidenziato gli aspetti che l’attività, al pari di ogni altra, può avere sul territorio, in termini occupazionali, dato che permetterà a qualcuno di avere un lavoro.