Il
buio pesto prima, la speranza adesso.
Anche
se è soltanto un primo passo.
Accade,
infatti, che il 29 maggio si
sono svolte due udienze preliminari nell’ambito di altrettanti
distinti processi per estorsione.
Una
è stata a Bari, l’altra a Trani.
In
entrambi i casi, è stata accolta la richiesta di costituzione di
parte civile della Federazione antiracket italiana – Antiracket
Molfetta Associazione regionale – rappresentata dall’avvocato Marco
di Bartolomeo, che assiste le vittime coinvolte.
Una
di queste è di Bitonto, e opera nel settore della telefonia. L’altra
è di Molfetta, titolare di un’azienda manifatturiera.
Volevano
soltanto lavorare tranquillamente e portare avanti la loro attività,
anche magari cercando di muoversi a livello nazionale.
Purtroppo,
però, sarebbero stati presi di mira da alcuni estorsori.
All’apparenza insospettabili, senza precedenti penali ma soprattutto
persone apicali di società che sono all’oscuro di tutto, come hanno
dimostrato le indagini.
Già,
le indagini. Andrebbero a certificare la solita e fastidiosissima
pratica estorsiva: i due uomini, infatti, avrebbero preteso forti
somme di denaro – più comunemente chiamate “mazzette” – per
garantire l’affidamento di lavori e appalti esterni.
Le
richieste, stando almeno al racconto dell’accusa, sarebbero diventate
sempre più esose, tanto che uno dei due imprenditori sarebbe stato
costretto a versare 200mila euro e a dichiarare poco dopo il
fallimento.
«L’accoglimento
della richiesta della Fai Antiracket Molfetta – sottolinea
il presidente Renato de Scisciolo –,è un chiaro e importante segnale di contrasto alle attività
criminali. A questo risultato si è giunti solo con un atto
coraggioso di denuncia, con la volontà di porre fine a soprusi che
talvolta travolgono ogni aspetto della quotidianità, gettando le
vittime in un baratro oscuro da cui fortunatamente si può emergere».