“Il Ministro Maurizio Martina ha
mostrato sensibilità ed attenzione, siamo grati a lui, alle Regioni ed ai
parlamentari con i quali ci siamo confrontati in questi mesi come Consorzio
Nazionale degli Olivicoltori (CNO), perché hanno recepito il nostro grido di
allarme per il futuro della olivicoltura italiana, minacciata dall’impatto potenzialmente
assai negativo della riforma della Pac”.
Con queste parole il presidente di CNOGennaro Sicolo reagisce alle notizie trapelate la scorsa settimana, dopo
l’importante riunione politica che si è tenuta al Mipaaf, nel corso della quale
sono state formulate le prime ipotesi concrete e solide su come attuare la
riforma Pac in Italia dal 2015 al 2020.
“E’ stata recepita la nostra proposta,
sottolinea Sicolo, di riservare una certa attenzione al settore dell’olio di
oliva, selezionandolo come beneficiario del sostegno accoppiato alla produzione
(ex articolo 68). La proposta del ministro Martina riserverebbe all’olio di
oliva una dotazione di 99 milioni di euro l’anno. E’ un buon punto di partenza –
afferma Sicolo -, ma ancora insufficiente per scongiurare il pericolo che si
profila all’orizzonte della perdita di una porzione consistente dei pagamenti
diretti finora incassati dagli olivicoltori per effetto della convergenza
interna”.
In base ai conteggi eseguiti dal gruppo di
lavoro ad hoc istituito presso il CNO per analizzare l’impatto della riforma
Pac, a regime nel 2019, gli olivicoltori specializzati potrebbero perdere più
del 40% dei contributi al reddito finora intercettati.
“Diventa essenziale allora – prosegue
il presidente Sicolo – poter contare sul sostegno specifico (aiuti accoppiati),
per evitare un tracollo della produzione olivicola nazionale, soprattutto nelle
aree maggiormente sensibili. Da mesi il CNO ha lavorato affinché si prendesse
atto di questa realtà ed ora vedo primi incoraggianti segnali. Spero che vi sia
la possibilità di migliorare ulteriormente la proposta, anche prevedendo altre
misure specifiche per l’olivicoltura, da attuare tramite l’ocm unica e lo
sviluppo rurale, tali da rilanciare un settore che è determinante per l’intera
economia di alcune regioni italiane”.