C’è che quando era qui, lui era già altrove.
Attraversava il mondo, guardando quello che gli altri non vedevano, sognando un universo che non esiste, ma non è detto che fosse surreale solo perché impossibile da realizzare.
Vestiva bizzarro, Vincenzo De Robertis, poco più che cinquantenne, ed era giusto che si distinguesse perché lui non era come gli altri, girava per le strade registrando video o audio, voleva solo far sapere al mondo che si può amare. Si deve amare.
Predicava la pace – che fatica immane, di questi tempi… -, credeva che si potesse mettere insieme tutti gli uomini in nome della concordia universale: bastava essere buoni, com’era lui. Aveva l’anima più candida di quella di un bambino, come un cielo azzurrissimo e senza nuvole.
Adorava la lettura, il calcio (soprattutto quello neroverde), la musica e la sua città. Coltivava persino un progetto commerciale, che unisse tutti.
Il suo eloquio ti portava a spasso per concetti favolosi e accattivanti, convincenti e seducenti, onirici e mirabolanti, nonostante molti lo motteggiassero, stolti.
Il solito male bastardo lo stava divorando dentro crudele, ma lui, quasi fra le braccia di Dio, ha continuato fino a qualche giorno fa a parlarci da filmati su Facebook. E così, chi soffriva lo sentiva sempre vicino.
Ora, il caro, carissimo Vincenzo starà incantando tutti col rotolio allegro delle sue parole felici, e persino gli angeli si stupiranno che possa essere arrivato da quaggiù un cuore così puro…