Mikaela e Loredana sono finalmente a casa.
Le due trans bitontine, trattenute per più di 24 ore in Egitto, ieri sera hanno potuto far ritorno in Italia e riabbracciare i propri cari.
L’aereo, atterrato poco dopo le 20 a Bologna, le ha portate finalmente via dall’incubo vissuto a Sharm el-Sheikh. Una disavventura che le ha provate davvero tanto.
«Siamo state chiuse in una stanza, senza bere, né mangiare. Ci mancavano soltanto le manette» ha dichiarato a “Repubblica” la 43enne Mikaela Sannicandro.
«Ci hanno detto che c’erano problemi con i documenti ma il motivo vero è chiaro ed è un altro: quelle come noi non sono più gradite in questo Paese» ha commentato la collega di sventura, la 45enne Loredana Corallo.
Entrambe erano già state in Egitto tre anni fa senza alcun problema. Non potevano immaginare, dunque, che la vacanza, organizzata tramite tour operator, potesse prendere questa piega.
«Quando ci hanno fermato, perché sostenevano che c’erano problemi con i nostri documenti, ci hanno portato con un’auto della Polizia in un edificio vicino all’aeroporto. Nessuno conosceva l’italiano ed era difficile, impossibile comunicare con loro» ha raccontato Mikaela.
Ad aiutarle ci ha pensato alla fine una funzionaria dell’ambasciata italiana a Il Cairo che telefonicamente ha comunicato alle due la situazione. «In passato ci sono stati altri casi. Il problema per la Polizia era nato per via della foto sui nostri documenti che non corrispondeva al nostro aspetto».
«Abbiamo passato la notte su un divano, dopo aver mangiato solo un panino in tarda serata. È un’esperienza che non dimenticheremo. Ci hanno trattate da schifo».
Sul caso, che pochi giorni fa aveva vissuto sulla sua pelle anche la transgender napoletana Federica Mauriello, si è espresso l’Arcigay di Bari.
«Questa storia dimostra l’emergenza e l’urgenza di una legge: la richiesta principale è che le persone transessuali ottengano il cambio di documenti già all’inizio del percorso di cambio di sesso – ha dichiarato l’associazione –. Oggi siamo in un limbo legislativo perché è un giudice a stabilire il cambio di documento, e possono volerci anni, mentre noi chiediamo che la procedura consenta subito il cambio».