DI ANGELO PALMIERI, SOCIOLOGO
Sono legato alla mia città natia da un sentimento sincero, ma non privo di contraddizioni.
Alcune brevi considerazioni alla luce degli ultimi fatti di cronaca.
1. Piaccia o non piaccia ammetterlo, il sistema produttivo locale è paurosamente esposto al giogo del riciclaggio e dell’usura e, dunque, del cosiddetto “welfare mafioso di prossimità“. Imprenditori in crisi di liquidità finiscono vinti dalla “mano invisibile” pronta ad agevolare l’accesso al credito facile. Si aggiunga pure la incresciosa possibilità da parte del potere criminale di farsi proprietari illegittimi di imprese o magari di entrare in partnership, acquisendo asset importanti e dissimulando astutamente la presenza ingombrante non senza il ricorso a “coazioni a ripetere vessatorie“…
Così la criminalità finisce per incistarsi in modo stabile e occulto in questi ambiti socioeconomici e di riciclare fiumi di denaro del narcotraffico.
2. Penso alle famiglie esposte a fragilità strutturali che campano ad ore senza alcuna garanzia contrattuale o sono percettori di cassa integrazione insufficiente. Queste persone, a fronte di nessuna strategia politica pubblica, tesa a garantire il “minimo dignitoso garantito” – sarebbe immaginifico parlare di adeguati livelli di prestazioni sociali e di opportunità occupazionali- beneficiano della pancia protettiva di qualche mammasantissima per l’accesso ai diritti altrimenti negati.
3. Avverto il vuoto di un’anima collettiva, di un civismo che mi piace chiamare di resistenza, capace di presidiare ogni spazio indebitamente occupato dagli affarismi dei clan. Percepisco un sentimento diffuso di arrendevolezza e di silenzio (assenso!), spesso il terreno fertile per la crescita economica del potere mafioso.
4. Abbiamo il dovere civico, direi l’urgenza, di creare avamposti di legalità, capaci di visione politica e di opposizione che rinuncino alla tentazione di ridurre tutto a passerella e siano sospinti dal coraggio di “piccole azioni” di denuncia. Abbiamo bisogno di comitati civici spontanei per la promozione di attività atte a contrastare ogni forma di oppressione da parte della criminalità organizzata e di fenomeni possibili di corruzione pubblica. Serve un nuovo scenario di cittadinanza attiva, non politicizzata, per abbattere il muro della solitudine, capace di farsi scudo attorno a chi coraggiosamente si oppone alle diverse situazioni di ricatto e intimidazione.
Soltanto un’azione congiunta, consapevole che il destino di ognuno di noi è strettamente interconnesso con quello degli altri, consentirà di fronteggiare questa grande sfida al potere mafioso.