Tre anni e mezzo fa, parlandone, abbiamo scritto che sarebbe finita un’epoca (clicca qui per articolo https://bit.ly/2Ts80dv).
Già, perché con l’addio, che sarebbe stato immediato di lì a poco, delle cabine telefoniche, era inevitabile che una lunga, lunghissima pagina della nostra vita si sarebbe chiusa, e si sarebbe entrati in modo definitivo e netto delle nuove tecnologie. Quelle 2.0, o 3.0, fate voi.
Adesso, 42 mesi più tardi, quei telefoni pubblici, che in tanti considerano un rudere nell’epoca degli Smartphone e degli IPhone, sono ancora lì. Anche a Bitonto. C’è in via Matteotti, per esempio. All’imbocco di via Traetta. In corso Vittorio Emanuele. Ma anche altrove.
Nessuno ha provveduto ancora a toglierli di mezzo. Nonostante quei cartelli che, come una minaccia, ci dicevano che non li avremmo visti più, anche perché salvarli era tutt’altro che semplice. Tramite la Posta elettronica certificata, e con una motivazione valida.
Adesso ci riprovano. Le ultime novità sono che tempo due anni e tutto questo sarà soltanto un lontano ricordo. Il Garante delle comunicazioni, l’Agcom, ha pronosticato la totale dismissione entro 24 mesi, anche perché lo dice l’Unione europea, che il 20 dicembre ha detto che quello della cabina telefonica non è più un servizio universale.
C’è sempre un però. Perché anche questa volta tra il dire e il fare ci potrebbero essere in mezzo i fatti. In questo caso, i numeri. E i dati dicono che, nonostante tutto, c’è chi ancora quei telefoni li utilizza.
Proprio l’Agcom, infatti, leggendo il report arrivato da Tim – ha il monopolio quasi assoluto delle cabine – dal ministero dell’Interno e dall’Istat, ha preso atto di due cose. Da un lato che le chiamate effettuate dai “ruderi” telefonici si sono ridotte dell’80 per cento, e del 65 per cento quelle di emergenza. Dall’altro, quindi, che quelle strutture che sarebbero fuori dal mondo continuano ancora a essere i salvavita di donne aggredite, persone infortunate e anziani persi. E di tutti quegli individui che, nel momento del bisogno, non avevano altri mezzi per poter dare l’allarme.
Cosa fare, dunque? Ne esce fuori, leggendo i giornali degli ultimi giorni, che il Garante delle comunicazioni si starebbe comportando come un cane che si morde la coda. Entro due anni tutti via, ma con le dovute eccezioni.
Tanto è vero che starebbe pensando a qualche idea per evitare una carneficina. Una di queste è l’eliminazione di una cabina – in Italia ve ne sono ancora oltre 18mila – a patto che un’altra sia operativa nel raggio di 250 metri.
Il problema, però, è che non in tutto lo Stivale funziona così…